Monica Guerritore con Alice Spisa
a San Severino con “Qualcosa rimane”

Monica Guerritore con Alice Spisa
Monica Guerritore con Alice Spisa
3 Minuti di Lettura
Sabato 30 Gennaio 2016, 20:04
SAN SEVERINO - Due regine del teatro, Monica Guerritore e Alice Spisa, aprono il nuovo anno con la prosa de “i Teatri di Sanseverino” al Feronia il 31 gennaio, alle ore 17, proponendo “Qualcosa rimane” di Donald Margulies, traduzione di Enrico Luttman, per la regia della stessa Guerritore. Lo spettacolo, in abbonamento, viene presentato come esclusiva regionale insieme al teatro Gentile di Fabriano.

“Qualcosa rimane” è una commedia drammatica di Donald Margulies, vincitore del prestigioso Premio Pulitzer, mai rappresentata in Italia che tratta il tema dello scontro generazionale tra una scrittrice di grande talento e fama che alterna la pubblicazione di romanzi di successo all’insegnamento a pochi giovani allievi dotatissimi e a una giovane scrittrice affamata di tutto. La donna ha un vissuto misterioso che è allo stesso tempo dolore e nascita del suo diventare scrittrice e che rivelerà alla sua allieva e amica solo a seguito dell’intimità creatasi tra di loro: la complessa relazione affettiva, quando era una giovanissima aspirante scrittrice, con Delmore Schwartz, poeta, filosofo, scrittore, e protagonista del “Dono” di Humboldt di Saul Bellow e dell’esperienza nel mondo rivoluzionario della beat generation. La giovane percepisce la potenza di quel mondo ma la fretta, dominus della gioventù, le fa sembrare impossibile arrivare a tanta ricchezza creativa: lei ha tempo ma non vuole sprecarlo, vuole scrivere e pubblicare, anche a costo di tradire e di distruggere una vita e un’anima. La regia è rarefatta e incisiva. Di incredibile bravura è la prova di recitazione di Monica Guerritore e Alice Spisa, intensissime protagoniste di uno spettacolo indimenticabile.

“I temi, tanti e fluidi così come la vita insegna, che scruto con la mia regia - spiega Monica Guerritore - sono i tempi e le dinamiche che viviamo: il tempo fa sì che le esperienze, quali che siano, sviluppino in noi radici salde e profonde. Ciò che emerge nel mondo di fuori è nutrito, alimentato da quel tessuto radicolare che, essendo però invisibile, non ha valore per chi invece vive la sua giovane età non prendendo in considerazione le fessure interiori, anche del pensiero, o gli squarci della coscienza. L’immaginario, l’opera creativa o di pensiero, oggi è così facilmente replicabile attraverso la tecnica di riproduzione che non necessita di esperienza diretta, può essere orecchiato e fatto proprio. Ed ecco allora che la giovane Lisa è intelligente al punto da riconoscere il talento della sua “maestra”, determinata al punto di volere imparare da lei la tecnica della scrittura, sensibile al punto da percepire la pienezza della donna, ma impaziente o avida al punto da non volere aspettare che la vita lavori su di lei creando radici nel suo cuore. E ruba così “la vita dell’altra”: tradimento della relazione maestro-allievo, copia e incolla tipico del nostro tempo fatto di repliche. E non importa se ciò che comporta è il tradimento: tradire in fondo pesca il suo senso da tradurre, andare da un’altra parte”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA