Le video-installazioni che scaldano l’anima, una magia della Stark dell’artista cagliese Buroni. Fino al 7 gennaio la storia dell’ex chiesa di San Francesco di Fano

Le video-installazioni che scaldano l’anima, una magia della Stark dell’artista cagliese Buroni
Le video-installazioni che scaldano l’anima, una magia della Stark dell’artista cagliese Buroni
di Elisabetta Marsigli
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Mercoledì 3 Gennaio 2024, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 17:05

Storia e poesia in dialogo con luci e musica: fino al 7 gennaio è ancora visibile la videoproiezione immersiva che racconta, per immagini e suoni, incluse le musiche composte da Paolo Bragaglia, la storia della suggestiva ex chiesa di San Francesco di Fano, edificio che risale al 1255, visibile ogni venerdì, sabato e domenica dalle 17,30 alle 19,30. A curare questa ennesima “magia" della Stark di Cagli, sono questa volta i figli di Paolo Buroni, Alex e Alice. Una passione per la bellezza, e le emozioni che può suscitare, che arriva da lontano, da quando il “mago” delle video proiezioni e installazioni ha deciso di fare dei suoi sogni di ragazzino un vero mestiere reinventando e interpretando linguaggi e nuove sintassi di comunicazione visivi e multimediali. 

La provincia

Paolo Buroni ha iniziato nel 1992, ma non ha mai voluto lasciare la sua Cagli, perché lui «è in provincia che viene coltivata la creatività e da noi ci sono ottimi esempi». «L’ex chiesa di San Francesco è uno dei luoghi più suggestivi di Fano che racconta anche l’eterna lotta tra i Malatesta e i Montefeltro, una rivalità che portò anche alla distruzione dell’Arco d’Augusto», racconta Paolo. «Questa è solo la prima parte di un progetto in divenire, di ampio respiro, che racconta la parte più architettonica, cui seguirà quella storica che prevede l’inserimento di ologrammi con i protagonisti stessi a raccontare la loro storia». Lo studio della storia, l’impatto emozionale con il pubblico sono sempre al centro del lavoro della Stark: «Ho sempre sostenuto che se non riesci a suscitare un’emozione nel pubblico non hai una reale comunicazione, rimane un rapporto solo estetico con l’opera e con lo spazio che stai scenografando».

Certo è che non esistono molti altri spazi simili a questo di Fano: «Ho fatto eventi in tutto il mondo e se devo pensare ad una situazione analoga, con un edificio che sia anche rappresentativo e che faccia da soggetto ad un evento di visione tridimensionale come questo, è molto raro.

Mi viene in mente solo la ricostruzione della facciata di Michelangelo incompiuta, della chiesa di San Lorenzo di Firenze. È un altro livello, ma questi edifici sono testimoni e allo stesso tempo rappresentano il supporto e la base per un racconto tridimensionale di straordinaria innovazione anche di linguaggio, nonostante gli anni». Attivo a livello nazionale ed internazionale, sue le proiezioni sulla torre di Recanati, il Floor Multivision di piazza Garibaldi e la prima installazione interattiva lungo il Corso di Senigallia, Paolo Buroni è stato un vero pioniere di questo “linguaggio di luce”: il primo a fare proiezioni sul Duomo di Milano, sul grattacielo Pirelli, alle Olimpiadi di Pechino, a Dubai, in Arabia Saudita, fino a realizzare il Museo Ferrari. Una passione che lo ha portato a sviluppare tecnologie che non esistevano, con l’ideazione di ben 10 brevetti e la costruzione di proiettori speciali.

Il coinvolgimento

Il coinvolgimento dei suoi due figli è stato poi quasi naturale: Alex, creative designer, e Alice, architetto e project design, collaborano attivamente con il papà in una sorta di Family Factory. «Non è una cosa facile e nemmeno la puoi decidere, ma forse è dovuto al fatto che li ho coinvolti fin da piccoli nel mio lavoro: sono stati i primi spettatori delle mie creazioni, i primi a cui le sottoponevo e da cui ricevevo giudizi. Questo mestiere gli è entrato nel sangue: Alex, il più grande, veniva spesso con me e a 14 anni gli affidai la regia delle luci di Sanremo».

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