La stagione lirica al Teatro Pergolesi di Jesi si apre con “Il trovatore”, un'opera di passioni febbrili e trascinanti

La stagione lirica al Teatro Pergolesi di Jesi si apre con “Il trovatore”, un'opera di passioni febbrili e trascinanti
La stagione lirica al Teatro Pergolesi di Jesi si apre con “Il trovatore”, un'opera di passioni febbrili e trascinanti
di Fabio Brisighelli
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Giovedì 20 Ottobre 2022, 08:54

JESI - Si torna “a riveder le stelle”, potremmo dire parafrasando Dante, posto che i teatri d’opera, un po’ dovunque, dopo le restrizioni causate dalla pandemia, hanno ripreso a impostare stagioni liriche bene articolate. La 55esima stagione lirica di tradizione del Pergolesi di Jesi partecipa in modo significativo a questo ritorno alla normalità, con l’offerta di un titolo particolarmente gradito al pubblico dei melomani: “Il trovatore” di Giuseppe Verdi, in scena questo venerdì alle ore 20,30, con replica domenica alle 16.

 
La nuova produzione
“Il trovatore”, dramma in quattro parti su libretto di Salvatore Cammarano (dal dramma “El Trovador” di Antonio Garcìa-Gutiérrez), che apre domani la stagione lirica del Pergolesi, è stato presentato ieri in teatro come nuova produzione della Fondazione locale, in coproduzione con i teatri di Rovigo, Treviso e Novara, alla presenza del direttore generale Lucia Chiatti e della compagnia artistica al completo: il direttore d’orchestra (la Filarmonica Marchigiana) Francesco Rosa, la regista (nonché coreografa) Deda Cristina Colonna, lo scenografo-costumista Domenico Franchi. E con loro i cantanti (nei rispettivi ruoli): il soprano Marily Santoro (Leonora), il tenore uruguaiano Gaston Rivero (Manrico), il baritono di origini cubane Jorge Nelson Martínez González (Il Conte di Luna), il mezzosoprano rumeno Carmen Topciu (Azucena), il basso Carlo Malinverno (Ferrando) e i comprimari tenore Francesco Marsiglia (Ruiz) e soprano Brigida Garda (Ines).


L’introduzione
Dopo l’introduzione di Lucia Chiatti, che ha messo in rilievo l’importanza di questo spettacolo di loro produzione, con cui si entra nel vivo di una stagione che contempla nei titoli programmati tradizione e innovazione, si sono succeduti gli interventi del direttore d’orchestra e del regista, e a seguire, un breve saluto dei singoli artisti della compagnia di canto, soddisfatti all’unisono di prendere parte da protagonisti a uno spettacolo importante e dunque di stimolo per tutti a dare il meglio di sé. “Il trovatore” è opera di passioni febbrili e trascinanti, che vive sul rilievo dato, nel bene e nel male, ai protagonisti e ai loro sentimenti. C’è nel “Trovatore” un chiaro retaggio del classico belcanto (ad esempio nella presenza del pezzo vocale “chiuso”), che pure si apre a un’enfasi dell’accento e a una carica nervosa del fraseggio che segnalano un nuovo sentire drammatico. Su questo si è soffermato il maestro Rosa nel suo intervento: «I cantanti protagonisti - ha esordito - rappresentano qui la vocalità, la bellezza del canto. Per questo non è opera facile da mettere in scena, specie di questi tempi avari di grandi voci». E ha aggiunto che la compagnia impegnata al Pergolesi «dà piena garanzia di funzionalità rispetto alla drammaturgia verdiana».
Il carattere notturno
La regista ha messo in rilievo il carattere notturno dell’opera che si configura - ha precisato - come «l’ultima notte del Medioevo, e che rappresenta il buio delle superstizioni, l’oscurità in cui si bruciano le streghe.

Il riscatto dell’uomo - ha aggiunto - dalla notte dell’ignoranza e della menzogna avviene nel finale dell’opera, con la drammatica verità rivelata da Azucena».

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