JESI - È straordinario, per il viaggiatore non distratto, entrare in Palazzo Pianetti, a Jesi - antica residenza di città dei Marchesi Pianetti, prestigiosa famiglia dell’aristocrazia jesina dal 1659 - unico esempio in Italia di stile rococò di influsso mitteleuropeo.
Fortunati quanti si annoiano perché da oggi possono fare due passi anche fra i capolavori di Lotto ma anche visitare la mostra intitolata “Raffaello e Angelo Colocci: bellezza e scienza nella costruzione del mito della Roma Antica”, un omaggio all’artista e ad Angelo Colocci, marchigiani e illustri rappresentanti del Rinascimento, che snoda il suo percorso in quattro sale nuove, inaugurate ieri e precedute da una presentazione alla stampa, con interventi del sindaco Massimo Bacci e dell’assessore alla cultura Luca Butini.
L’esposizione è curata da Giorgio Mangani, scrittore, editore, studioso a tutto tondo, che alcuni anni fa scrisse un volume in cui venivano evidenziati i rapporti tra Raffaello e l’umanista jesino Angelo Colocci, figura dai vasti interessi intellettuali che fu, nei primi trent’anni del XVI secolo, a Roma, uno dei punti di riferimento per artisti, poeti, cultori della scienza e della cosmologia.
“L’Umberto Eco dell’epoca”, dice Mangani. Angelo Colocci era amico di Raffaello e questi si ispirò proprio agli studi di cosmologia del Colocci per dare vita, forme e colori a uno dei suoi più grandi capolavori, la Scuola di Atene, dove, in basso a destra, è raffigurata la figura del Colocci, accanto allo stesso Raffaello, attorniato da una sessantina di filosofi e pensatori.
Questa ninfa dormiente era in origine sita nel giardino romano di Colocci e rappresentava l’ispirazione poetica che veniva praticata in questo luogo. Il clima culturale in cui viveva, viaggiava incessantemente e si muoveva Angelo Colocci, l’abbiamo testato con i mezzi più avanzati della multimedialità e della tecnologia immersiva. L’esposizione, organizzata dal Comune di Jesi, è realizzata in collaborazione con i Musei Vaticani, la Politecnica delle Marche e con il sostegno del Comitato nazionale per la celebrazione dei 500 anni della morte di Raffaello Sanzio, della Regione e della Fondazione Cariverona, resterà aperta fino al 30 settembre. Da non perdere, profonda e con un occhio al futuro.