Commare protagonista nel musical “Tutti parlano di Jamie” in anteprima nazionale a Senigallia: «Sul palco contro i pregiudizi»

Giancarlo Commare nella parte di Jamie
Giancarlo Commare nella parte di Jamie
di Chiara Morini
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Sabato 5 Marzo 2022, 09:25

SENIGALLIA - È tratto da una storia vera che in tutto il mondo ha portato a teatro oltre 700mila spettatori: il musical “Tutti parlano di Jamie” è pronto a debuttare in anteprima nazionale, domani, domenica 6 marzo, alle ore 17, al Teatro La Fenice di Senigallia. Lo spettacolo è prodotto da Alessandro Longobardi per Officine del teatro italiano e Viola Produzioni, con Giancarlo Commare.

 
Commare, è stato difficile calarsi nel ruolo di Jamie?
«Jamie, il protagonista, crede di voler essere una drag queen, ma in realtà lui vuole andare al ballo della scuola indossando abiti da donna. Per me non è stato difficile il ruolo, io ho interpretato personaggi di diverse epoche, svariate storie e mentalità. La cosa difficile, essendo un musical, è stata il canto, una delle mie più grandi paure. Per quanto non sia stato facile per me, però devo dire che con la squadra sto studiando bene e sarò pronto. Quanto a difficoltà poi, non parliamo del tacco 15». 


Difficile portarlo? 
«Necessario per lo spettacolo, data la storia. Ho fatto pratica in casa quando a inizio anno ho avuto il Covid. E la mia coinquilina, che insegna danza con i tacchi, ha detto che li porto con talento. All’inizio è stata dura ma con il massimo impegno ce l’ho fatta».


È peggio portare i tacchi o cantare?
«Il canto, indubbiamente, ma non vedo l’ora di godermela sul palco. Siamo una squadra e come loro aiutano me, io aiuto loro. Una difficoltà, il canto, che andava superata perché questa storia bisognava raccontarla al meglio e farla conoscere».


Perchè?
«Era necessario, per i diritti negati, si veda il ddl Zan.

Ritengo che chi ci deve rappresentare ha mostrato meno aperture dei giovani». 


Uno spettacolo quanto può aiutare ad abbattere i pregiudizi?
«Credo fermamente che con l’arte si può aprire la mentalità. Si può essere più empatici. Io faccio questo mestiere anche per questo: creando empatia c’è meno violenza. Vede con questo musical noi portiamo in scena un esempio di come l’arte aiuta a eliminare pregiudizi e preconcetti. L’arte può e deve aiutare una convivenza pacifica. Magari non è molto, ma io nel mio piccolo voglio fare qualcosa: ritengo sia assurdo che dopo due anni di pandemia, accendendo la tv, devo vedere le bombe».


Meglio musical, cinema o teatro? 
«Questa è la prima esperienza con il musical, se escludiamo il primo amatoriale che anni fa ho fatto con la voce registrata. Dire cosa preferisco è difficile, interpretare un personaggio è sempre la stessa cosa, è la messa in scena che è diversa. Sono nato a teatro e lo preferisco sempre alle telecamere, anche se il set a volte è magico. A teatro, però, c’è il pubblico e questa è la differenza». 


Dove la vedremo, a parte il musical? 
«Di progetti ne ho, anche se al momento non posso dire molto. Tornerò per poco in Skam, e a fine marzo, su Rai 1 arriverà il film “Rinascere” basato sulla storia di Manuel Bortuzzo: studio con il regista, creazione del personaggio, rimanendo fedele all’essenza della storia».

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