«Il dramma della coppia». Caterina Guzzanti con “Secondo lei”, la sua prima regia, stasera a Porto San Giorgio

«L’aspettare che qualcuno ci salvi nella maggior parte dei casi è una gran perdita di tempo»

Caterina Guzzanti con “Secondo lei”, la sua prima regia, stasera a Porto San Giorgio
Caterina Guzzanti con “Secondo lei”, la sua prima regia, stasera a Porto San Giorgio
di Chiara Morini
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Martedì 12 Marzo 2024, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 15:02

È il primo testo di prosa scritto e diretto da Caterina Guzzanti: “Secondo lei” andrà in scena alle 21,15 di oggi, martedì 12 marzo, al teatro di Porto San Giorgio. Lo spettacolo, in abbonamento nella stagione di Comune e Amat, vedrà in scena insieme a Guzzanti anche Federico Vigorito (info 3924450125). 

Il tema

Prodotto da Infinito e Argot produzioni con la supervisione di Paola Rota, lo spettacolo affronta un tema più aperto e vivo che mai, quello della fragilità, visto attraverso il flusso di pensiero dal punto di vista femminile, sulle dinamiche nascoste che governano il rapporto di coppia. Guzzanti spiega che ha sentito il bisogno di scrivere “Secondo lei” «per raccontare che la crisi del maschio e la crisi della femmina si rispondono e si avviluppano in un garbuglio di richieste incomprese, paure, offese, promesse non mantenute e il silenzio che anziché risolvere ingigantisce tutto». Di fatto, come si può leggere dalle note di presentazione allo spettacolo, quello che emerge è una prospettiva di parte, aperta, che non giudica, che mette al centro una riflessione sulla giustezza della coppia a tutti i costi. Si legge infatti nelle note che «l’amore idealizzato come luogo sicuro e salubre diventa negazione quotidiana e sistematica del desiderio altrui: un campo “di battaglia” in cui fraintendimenti e necessità affondano in un pantano di aspettative e promesse disattese. Il solo imbarazzante desiderio sarebbe quello di essere capiti, accettati e perdonati». In questo scenario ci sono le donne, fragili, ma anche forti allo stesso tempo. Dice infatti Caterina Guzzanti che «le donne sono forti quando un giorno si svegliano e si accorgono di doversi occupare della propria felicità che non arriverà mai dall’altro.

L’aspettare che qualcuno ci salvi nella maggior parte dei casi è davvero una gran perdita di tempo».

L’indipendenza

In questo scenario non si sa da dove arrivi la sensazione che per diventare adulti ci si debba rifugiare nell’altra persona, invece di investire nella propria indipendenza. Davvero è così difficile, quindi, avere il coraggio di avere una maggiore indipendenza emotiva? «L’indipendenza emotiva – osserva Guzzanti – dovrebbe essere la solida piattaforma su cui accogliere l’altro. Invece in questa società siamo spesso costretti ad aggrapparci alle zattere altrui anche se non sono affatto stabili». Va in questa direzione l’interrogativo che si pone lo spettacolo, così come si può leggere ancora nelle note: «Perchè non scappiamo a gambe levate neanche quando nella coppia ci sono più compromessi che felicità? La letteratura, 60 anni dopo l’esistenzialismo di Simone De Beauvoir, sembra l’unica forma capace di restituire proprio l’incomunicabile di cui parla lo spettacolo».

L’ironia

Potrebbe forse l’ironia aiutare e quanto è importante? «L’ironia – chiude Guzzanti – è fondamentale e l’autoironia è uno stato di grazia che salverebbe tante situazioni. Quando si innescano liti piene di orgoglio, se uno si fermasse e facesse una battuta sul proprio modo di gestire la rabbia e l’offesa, una risata riavvicinerebbe sicuramente l’amore dell’altro sè».

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