Giò Di Tonno: «Il mio Quasimodo
mi suscita emozioni nuove ogni sera»

Giò Di Tonno nella parte di Quasimodo
Giò Di Tonno nella parte di Quasimodo
di Stefano Fabrizi
4 Minuti di Lettura
Giovedì 19 Maggio 2016, 22:12 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 20:13
PESARO -  In arrivo all'Adriatic Arena di Pesaro dal 26 al 29 maggio l'opera musicale di Riccardo Cocciante "Notre Dame De Paris" che presenta il cast originale, quello del 2001, anno del debutto in Italia. E tra i protagonisti Giò Di Tonno che porta sul palco l'inquieto Quasimodo. 

Una vita d'artista la sua che inizia da giovanissimo. Quali sono le tappe che lei ritiene fondamentali per la sua crescita.
Folgorato sulla strada di Damasco che avevo 8 anni: la musica. Da allora il fuoco sacro non ha mai smesso di ardere. Tra alti e bassi. A 20 anni già sul palco di Sanremo: il '94 e l'anno dopo con Pippo Baudo. Da lì la consapevolezza che potevo fare questo mestiere. Ma contemporaneamente ho scoperto che questo mondo, e non solo, è popolato da lupi. E per un po' mi sono eclissato. Ho studiato teatro con indirizzo musicale. Il momento di svolta nel 2001 con "Notre Dame". Il vestito della notorietà ti aiuta a farti riconoscere. Nel 2008 sono ritornato a Sanremo in coppia con Lola Ponce con "Colpo di fulmine", un brano scritto da Gianna Nannini per la sua opera rock "Pia de' Tolomei". Abbiamo vinto. Poi altri musical come "I promessi sposi" di Guardì e "Jekyll & Hyde". Poi televisione. E tra le cose ultime la partecipazione a "Tale quale show" dove mi sono divertito a fare delle imitazioni.

Oltre alla sua produzione ha collaborato con tanti artisti, quali sono i ricordi e soprattutto le esperienze che giudica più proficue.
Mi ritengo una persona fortunata. Ho avuto modo di affiancare grandi personaggi e spesso basta guardarli per capire e apprendere. E da ognuno di loro ho carpito qualche segreto, che poi sono emozioni che rielaboro per farle mie. Ne cito solo alcuni: Giancarlo Giannini, un attore di grande sensibilità e professionalità; Gianna Nannini, un vulcano con una energia esplosiva; Riccardo Cocciante, che pur nella sua essere introverso riesce a trasmettere e insegnare tantissimo. Cocciante vive totalmente di musica e segue una disciplina ferrea. Ed è proprio la disciplina che aiuta nella longevità artistica e fisica. Occorre avere molto cura di se stessi: fare sport, mangiare sano e riposare. E' difficile che terminata la serata tiri a far tardi. E poi se ho del tempo libero lo dedica alla mia famiglia: sono spostato da due anni e ho un magnifico bambino. E poi vorrei ricordare anche Eugenio Finardi, Antonella Ruggiero e Dionne Warwick.

Dunque, baciato dalla fortuna?
Sì, sicuramente. Soprattutto perché faccio quello che mi piace. Ma la fortuna da sola non basta. Occorre anche tanta tenacia. Io vengo dalla provincia, sono nato a Pescara. E non è un caso che quando incontro qualcuno la prima domanda non è "come stai?", ma "cosa stai facendo?". La provincia è come un marchio di fabbrica che ti insegna umiltà e perseveranza. Ed è quello che ho fatto specialmente quando le cose non andavano bene.
Ci racconti le emozioni del provino per "Notre Dame".
Ci sono alcuni aneddoti che ti voglio raccontare. Nel '99 ero a Marrakech, quando la mia compagna, (pausa e riflessione: caspita stiamo insieme da 16 anni) mi ha fatto sentire la cassetta. D'istinto ho detto "che palle". Dopo due mesi mi chiama la responsabile del casting di Cocciante che mi chiede di partecipare ai provini e cosa ne pensavo dell'opera. "Bellissima", ho detto senza indugi. Altra coincidenza: il 23 novembre del 2000 sono andato a vedere lo spettacolo e esattamente un anno dopo ho firmato il contratto.

Ma il provino?
Ah sì. Mi ero studiato la parte di Quasimondo alla perfezione tant'è che durante l'audizione sono entrato in scena e mi muovevo piegato come se avessi la gobba. Cocciante ascolta con attenzione, poi se ne esce con "ma tu sai cantare anche eretto?".

Cocciante, quanto ha messo di suo nell'impostazione dei personaggi. Quasimodo, una figura complessa. Come ha affrontato questo ruolo.
E' un personaggio estremo. Pieno di contraddizioni. Ho cercato dentro di me per rendere credibile il lavoro. E' un personaggio che emerge prepotentemente grazie all'amore verso Esmeralda superando la sua diversità. 

Lei e Lola Ponce, un connubio che da "Notre Dame" è arrivato sul palco di Sanremo. Fu una scelta quella di partecipare dettata dal successo.
Sì, effetto commerciale: l'idea fu della Nannini che convinse Zard che a sua volta convinse Baudo. 

Ora il ritorno sulle scene con il cast originale: una volontà di Zard? 
Assolutamente. Ci sono state nuove audizioni, ma alla fine Zard ha tentato di rimettere insieme il cast originale. E il richiamo della foresta ha funzionato per tutti. Anche per Lola che vive a Miami e ha due bambini. Solo un iniziale tentennamento: Ora è felicissima.

Secondo lei qual è il segreto del successo che continua a suscitare questa opera?
E' scritta bene: scenografia, coreografia e ovviamente la musica. E' uno spettacolo popolare che non ha velleità di messaggi ma solo trasmettere emozioni. Entra nell'animo umano con una struggente mediterraneità. 

Lei che è abruzzese delle Marche cosa conosce.
Tanti amici. Per esempio le mie insegnanti di canto sono di Osimo: Marianna Brilla e Lisa Paglin. E poi ho fatto l'obiettore di coscienza a Mondavio.

Classici progetti per il futuro.
Sto lavorando a un mio spettacolo, un’opera moderna. Una cosa importante a cui vorrei dar vita subito dopo il tour con Notre Dame. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA