Oggetti preziosi dalla preistoria all'età imperiale romana raccolti nel Museo archelogico di Cingoli

Un particolare della statua in calcare che ritrae la divinità frigia Attis
Un particolare della statua in calcare che ritrae la divinità frigia Attis
di Chiara Morini
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Lunedì 12 Aprile 2021, 08:44

CINGOLI - Racconti di epoche e testimonianze di vita: anche i reperti custoditi ed esposti nel Museo archeologico statale di Cingoli, narrano infinite storie delle popolazioni che hanno lasciato tracce dalla preistoria all’età romana. Ospitato nel Palazzo comunale e affacciato sulla piazza principale del paese, il Museo è un’articolazione periferica della direzione regionale Musei Marche del Ministero della Cultura.

 
Di fatto il museo archeologico di Cingoli è stato istituito nel 1994 per esporre il materiale rinvenuto durante scavi del giacimento archeologico di Moscosi-Piano di Fonte Marcosa. Si tratta di scavi effettuati negli anni ’80 del ‘900, che hanno preceduto la costruzione della diga di Castriccioni. Il materiale di questo sito si trova esposto al piano seminterrato e dà testimonianza del fatto che la popolazione viveva in insediamenti sub palafitticoli. C’è un reticolato di travi lignee, alla base del pavimento di una casa, che si può considerare l’unico esempio noto, al momento, in tutte le Marche. La gente viveva in maniera organizzata, e ci sono materiali che provano la progressiva articolazione sociale ed economica della zona. Tra i reperti di Piano di Fonte Marcosa, si segnalano tracce di attività artigianali e metallurgiche a partire dall’età del bronzo recente, e tra tutti si ricordano i frammenti di una ciotola decorata o attrezzi tipici delle attività agricole dell’epoca realizzati in corno di cervo.
Non solo reperti cingolani: il materiale aggiunto nel 1997, quando è stato ampliato, ha di fatto reso il museo archeologico di Cingoli, un museo del territorio. Il secondo nucleo di materiale è costituito dai rinvenimenti preistorici, protostorici, fino all’età romana, che sono arrivati dal territorio. Grazie a questi è stato possibile ricostruire le vicende storiche del comprensorio cingolano dell’epoca, e non solo. Gli oggetti esposti narrano degli insediamenti nel territorio, raccontano gli intrecci e le relazioni tanto commerciali quanto culturali alla base del rapporto tra l’uomo e l’ambiente circostante dove viveva. Siamo nel VI e nel V secolo a.C. e si tratta di reperti trovati nella zona del fiume Musone, collegato con il Potenza e il porto di Numana. Qui arrivavano merci di lusso dall’Oriente e dalla Grecia, che poi venivano redistribuiti nei centri piceni. Beni di lusso nelle aree interne quindi? Sì, e la testimonianza arriva dall’area dell’antico santuario di San Vittore di Cingoli. Su tutti c’è la lekhytos miniaturistica, un vaso allungato decorato con figure nere. Vi è raffigurato il dio Dioniso, seduto di fronte a satiri danzanti.
Tutto il sito di San Vittore dà traccia della presenza di un importante centro, che sembra fosse la sede del municipium di Planina.

Sono romani i reperti che arrivano da Pian della Pieve, in particolare da Borgo San Lorenzo, questa sede del municipio romano di Cingoli. A questa serie appartengono lucerne decorate in terracotta e bronzo.

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