«A teatro le facce di Napoli». Milo con Falivene e Mirra porta “Mettici la mano” oggi a Matelica e domani a Chiaravalle

«A teatro le facce di Napoli». Milo con Falivene e Mirra porta “Mettici la mano” oggi a Matelica e domani a Chiaravalle
«A teatro le facce di Napoli». Milo con Falivene e Mirra porta “Mettici la mano” oggi a Matelica e domani a Chiaravalle
di Chiara Morini
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 13 Marzo 2024, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 07:39

Una costola della fortunata serie di successo “Il Commissario Ricciardi”, “Mettici la mano”, con Antonio Milo, Adriano Falivene ed Elisabetta Mirra, sarà in scena alle 21,15 di oggi, mercoledì 13 marzo al Teatro Piermarini di Matelica e alle 21 di domani, giovedì 14 marzo, al Tullio Giacconi di Chiaravalle. La storia ruota attorno al brigadiere Maione e al femminiello Bambinella, che si ritrovano in un rifugio, insieme a una ventenne appena arrestata per omicidio.

Antonio Milo, a parte i 10 anni di differenza nel contesto temporale, a teatro com’è la storia rispetto alla Tv?

«A teatro i personaggi sono quasi delle maschere. Io e Bambinella, in costume, rappresentiamo le diverse anime e facce di Napoli. Loro si muovono lì, nella tradizione partenopea, 10 anni dopo l’ambientazione della fiction. Il gioco “comico” rimane comunque sempre quello».

Guerra, umanità, amore per la vita: temi purtroppo tristemente attuali…

«A teatro, con questo spettacolo, guardiamo proprio a questi temi che, è vero, sono molto attuali. I personaggi sentono il dramma umanitario, gli uomini sono capaci di atrocità, e il mio personaggio deve decidere di Melina, accusata dell’omicidio del Marchese di Roccafusa, di cui era la cameriera. Senza svelare troppo della storia e nemmeno il finale, posso però dire che c’è davvero tanta umanità in questi personaggi».

Come vi sentite a rappresentare una storia come questa in questo periodo?

«Io come attore sono contento della funzione che ha il teatro. E anche dell’effetto catartico che ha: fa riflettere, infatti, sulle scelte degli uomini.

Il teatro è un atto rivoluzionario ormai».

Perché vedere questo spettacolo?

«Perché nel tempo che si passa a teatro c’è un vero gioco delle emozioni: si passa dal comico al drammatico, anche in pochi secondi. In tutto questo il pubblico ne resta come shakerato e dopo ci dicono che non credevano di aver potuto ridere e piangere. L’emozione è alta per gli spettatori».

Costola della fiction, ma come e perché nasce questo spettacolo teatrale?

«Questo spettacolo nasce da una chiacchierata con Maurizio De Giovanni. Gli ho chiesto io di fare a teatro qualcosa che fosse collegato alla storia dei nostri personaggi. Lui qualcosa aveva già in mente, intendo proprio come rendere la storia da raccontare. Avendola in mente l’ha scritta subito, in brevissimo tempo. Lui, De Giovanni, ha un grande talento: i personaggi, oltre a conoscerli bene, li vive, quasi ci convive. Prendono vita subito. Un po’ come immaginava il maestro presepiale napoletano Ferrigno, che mi ha pure fatto una statuetta: lui dice che i pastori, di notte, quando chiude la bottega, si animano. Fantasia, sì, ma rende l’idea».

Ci sarà un Ricciardi 3, si sa, ma quando inizieranno le riprese?

«Sì la terza serie è prevista, la stiamo già girando».

Si può dire qualcosa, come temi o tempistiche?

«Il tema principale sarà la follia, una sorta di fil rouge che collegherà tutti gli episodi, la passione e l’amore che muovono il mondo. Non azzardo una data per la messa in onda, perché poi ci sono i tempi del montaggio, ma posso dire che noi gireremo fino a giugno».

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