Apertura di lusso per la stagione di prosa di Ancona con la prima del capolavoro di Ruccello: «Ferdinando è un antieroe»

Apertura di lusso per la stagione di prosa di Ancona con la prima del capolavoro di Ruccello: «Ferdinando è un antieroe»
Apertura di lusso per la stagione di prosa di Ancona con la prima del capolavoro di Ruccello: «Ferdinando è un antieroe»
di Lucilla Niccolini
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Venerdì 20 Ottobre 2023, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 07:24

ANCONA - Apertura di lusso, per la stagione di prosa delle Muse di Ancona, con “Ferdinando”, capolavoro di Annibale Ruccello. In prima nazionale, per la regia e l’interpretazione di Arturo Cirillo, è una coproduzione di Marche Teatro, con il Metastasio di Prato e il Bellini di Napoli.

Lo spettacolo è stato presentato ieri dalla compagnia al Ridotto delle Muse. Arturo Cirillo racconta: «Vidi questo dramma per la prima volta, da ragazzino, al Teatro Cilea, poco dopo la morte dell’autore, interpretato dalla grande Isa Danieli: un incontro fatale. Ho voluto rivisitare la mia prima messinscena, del 2013, per approfondire sia il rapporto col testo, che con la figura, che interpreto, di don Catello».


La stanza claustrofobica

L’azione si svolge in una stanza claustrofobica, dove donna Clotilde vive allettata, accudita da donna Gesualda, la cugina povera, che tiranneggia, assistita da un premuroso prete. «All’epoca – continua Cirillo – non avevo capito fino in fondo la vocazione di quest’uomo, che combatte con le sue pulsioni, per una malattia psicologica che ne fa pessimo consigliere.

Non lo giustifico, ma mi pare di averne finalmente compreso l’umanità contraddittoria». Spietato e provocatorio, è stato definito il testo di “Ferdinando”: «un classico del teatro contemporaneo, con cui Ruccello rompe con la tradizione napoletana, per indagare, da antropologo qual era, personaggi inquieti, al limite, malati di solitudine sentimentale, che continuano a ingannare se stessi e gli altri. L’arrivo di un adolescente abbandonato, Ferdinando, rompe quell’equilibrio instabile, illusorio, fatto di crudeltà reciproche mistificate, e crea un cortocircuito emozionale, definitivo». 

Il giovane talento

Per la parte del giovane, Arturo Cirillo è riuscito a scoprire un vero talento, Riccardo Ciccarelli, che confessa: «Ferdinando è un antieroe misterioso, senza famiglia. Pur non assomigliando la mia esperienza alla sua, ho imparato a entrare nella sua solitudine, guidato da Arturo, e dalla scrittura di Ruccello, che per me è un mito». E aggiunge, sorridendo: «Come la squadra del Napoli». Accanto a lui, le due astiose cugine attempate. Sabrina Scuccimarra è donna Clotilde, «la cui perentoria tirannide, granitica, anche nel bandire l’italiano a favore del dialetto partenopeo, si sgretola davanti all’apparizione dell’oggetto di un desiderio inconfessato, negato. Ma resta fiera fino in fondo – conclude la Scuccimarra – come tutte le donne di Ruccello». Come donna Gesualda, interpretata da Anna Rita Vitolo, che la definisce «donna che vive in sordina, ma sa trovare la forza di esplodere, di ribellarsi».

L’arazzo dominante

Sullo sfondo di un arazzo che domina la scena, ideata da Dario Gessati, resa magnetica dalle luci di Paolo Manti e dai costumi di Gianluca Falaschi, si celebra una sorta di rito ancestrale, tra inquietudini e violenze, di cui le musiche originali di Francesco De Melis accentuano la carnalità, stemperandola con fughe nella razionalità alla maniera di Bach. «Sono soddisfatto di questo lavoro, in cui ho goduto della libertà che Marche Teatro mi consente da anni, con attori che prima di tutto portano in scena la loro personalità», ha concluso Arturo Cirillo. Ha ringraziato Velia Papa e Valerio Vico, direttore e presidente di Marche Teatro, cui l’assessore Anna Maria Bertini ha assicurato, nel suo intervento finale, il massimo sostegno da parte del Comune.

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