Condono edilizio, ecco chi riguarderà: piano salva-casa per l'80% degli immobili

Giovedì 4 Aprile 2024, 18:12 | 2 Minuti di Lettura

Le reazioni

«Un ministro che per la casa non ha fatto niente in due anni, se non azzerare i fondi per l'affitto per le persone in difficoltà. Che altro ci si poteva aspettare da Salvini se non l'ennesimo annuncio di condono edilizio? Lo chiama "pace edilizia" ma in realtà è la promessa elettorale per sanare abusi, ristrutturazioni illecite e superfetazioni. Un modo che per lo più premia chi agisce fuori dalla legge, spera sempre di farla franca e intanto mette in pericolo la sicurezza di tutti. Ecco come il leader della Lega sostiene il suo partito in affanno e in pieno calo di consensi», dice in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati. «Il ministro Salvini nella gestione delle politiche sulla Casa è assolutamente disastroso. Abbiamo bisogno di un piano nazionale Casa a sostegno dell'affitto e per il rilancio dell'edilizia residenziale pubblica. Servono risorse per recuperare e riqualificare jn modo da dare risposte concrete a giovani coppie lavoratori e cittadini che o in affitto nel privato o attraverso le case popolari devono poter trovare una risposta diversa. Il ministro Salvini su questi terreni è assolutamente immobile. In compenso rilancia un dannosissimo condono di cui proprio non si sentiva la necessità», dice il responsabile Casa del Pd Pierfrancesco Majorino.

Di parere diverso il vicepresidente dell'Ance (Associazione nazionale costruttori edili) Stefano Betti: «Non si tratta di un condono, il provvedimento mira a risolvere piccole difformità di natura formale all'interno delle case, difformità ante 1977, si tratta di cose assolutamente minimali interne agli alloggi. È un provvedimento interessante nel breve termine, ma è una goccia nel mare rispetto alle soluzioni che bisogna trovare nel medio e lungo termine», ha spiegato Betti, sottolineando che innanzitutto bisogna «rivedere» sia il Testo unico sull'edilizia che la Legge nazionale urbanistica, strumenti ormai «vecchi» e «non adeguati» per lavorare nell'ambito di una «rigenerazione urbana».

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