Pronto soccorso, estate di fuoco a Urbino. Animi tesi tra pazienti e personale sanitario. Vitri (Pd): «L’80% dei turni coperto da medici esterni privati. In 3 si sono licenziati»

ronto soccorso, estate di fuoco a Urbino
ronto soccorso, estate di fuoco a Urbino
di Gianluca Murgia
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Venerdì 18 Agosto 2023, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 10:59
URBINO Giorni di fuoco al pronto soccorso dell’ospedale ducale, unico presidio h24 dell’entroterra pesarese. Caos e animi tesi segnalati tra gli utenti e il personale medico sanitario risicato nei numeri e oberato di lavoro, con diverbi quasi sfociati in vere e proprie liti. «Ad aprile 2021 avevo presentato un’interrogazione per chiedere alla giunta Acquaroli di rispondere al piano di fabbisogno del personale - spiega la consigliera regionale Micaela Vitri -. Da allora, dopo 2 anni e mezzo, la situazione è solo peggiorata. Secondo quanto mi viene riferito al pronto soccorso di Urbino l’80% dei turni sembra essere coperto da medici esterni».  


L’esasperazione


Diverse le segnalazioni da parte di chi, turisti e gente del posto, a cavallo del Ferragosto ha lamentato nel pronto soccorso di Urbino spazi intasati, attese interminabili (ma questo è un trend che si verifica purtroppo in quasi tutte le strutture sanitarie) e, in alcuni casi, «anche la mancanza di cortesia ed empatia verso gli utenti che non si trovavano lì per passare il tempo». Esasperati alcuni accompagnatori arrivati quasi a mettere le mani addosso al personale sanitario «che sarà sotto stress ma che è anche poco incline all’educazione: un biglietto da visita pessimo soprattutto per chi si trovava qui in vacanza». Gli stessi operatori, va però ricordato, si trovano a fronteggiare spesso situazioni non facili. Per esempio qualche sera fa un ubriaco ha aggredito, sotto i fumi dell’alcol, un medico presente. 


Mezz’ora per una ambulanza

 


«Nel 2021 venivano richiesti 44 infermieri - continua Vitri - dei quali ne sono stati concessi solo 24.

Di questi 8 hanno rinunciato, 7 stavano già lavorando nello stesso complesso in diversi reparti e sono stati stabilizzati. Di conseguenza la necessità è stata coperta soltanto con nove figure aggiuntive, ovvero appena il 20% del reale fabbisogno». La fotografica della sanità locale? Grandangolare, perché la carenza di personale sanitario e con essa i disagi va dall’entroterra alla costa. L’ultimo esempio l’altra sera: ore 21.15, incidente all’Apsella di Montelabbate, coinvolta una moto. Il ferito ha aspettato più di mezz’ora, per terra, l’arrivo dell’ambulanza da Pesaro perché a Montecchio, dopo le 20, non c’è più il servizio. «Mi risulta che al pronto soccorso di Urbino, nell’ultimo anno e mezzo, siano andati via almeno 3 medici - prosegue Micaela Vitri - ma non per pensionamento bensì perché hanno preferito lavorare altrove, anche fuori regione, o per la stessa cooperativa che presta servizi anche lì». Siamo all’assurdo: medici che si licenziano dalla sanità regionale per rientrare con il privato. «Questo perché la Regione ha alimentato un sistema per cui lavorare per il privato è più conveniente, perché i medici si trovano a guadagnare il quadruplo, almeno 1.200 euro a turno, senza dovere sostenere i turni di chi invece è medico di ruolo nel pronto soccorso».


Organizzazione problematica


«Chi lavora per il privato ha una diversa gestione dell’orario e scelta dei turni. Ho chiesto all’assessore Saltamartini un tetto di spesa al personale pagato esternamente delle cooperative o società. Non mi è stata data risposta. Poi, c’è il controllo: chi verifica sulla professionalità dei medici che lavorano per il privato? Molti sono già in pensione, altri non hanno dato concorsi».

 

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