Spara a Falcineto al gatto della vicina e finisce davanti al giudice: nega la colpa ma si offre di fare lavori utili

Spara a Falcineto al gatto della vicina e finisce davanti al giudice: nega la colpa ma si offre di fare lavori utili
Spara a Falcineto al gatto della vicina e finisce davanti al giudice: nega la colpa ma si offre di fare lavori utili
di Luigi Benelli
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Mercoledì 17 Maggio 2023, 04:15 - Ultimo aggiornamento: 15:19

 FANO -  Avrebbe sparato al gatto del vicino, finisce a processo. E’ la storia di un 58enne fanese accusato di maltrattamento di animali. Ma che nega questa versione. Tutto si sarebbe consumato nelle campagne fanesi attorno a Falcineto e i protagonisti sono due vicini di casa. 

La proprietaria dell’animale avrebbe sentito uno sparo e si sarebbe precipitata in giardino. Qui avrebbe visto il suo gatto rintanato su un albero e che una volta sceso era stato addentato dai cani del vicino. Poi la corsa dal veterinario dove gli sono stati trovati dei piombini in testa, tanto da fargli perdere un occhio. L’uomo, secondo la versione della parte civile, sarebbe stato stanco delle intrusioni nella sua proprietà del gatto che avrebbe dato la caccia ai suoi animali da cortile come piccioni e galline. 

La denuncia

La proprietaria ha denunciato l’uomo. La difesa però sostiene un’altra versione in quanto la stessa proprietaria non ha visto l’uomo imbracciare il fucile e che quello era territorio di cacciatori.

Dunque il gatto poteva essere stato colpito da un colpo vagante e avrebbe riparato sull’albero. Il reato è materia penale e stabilisce che chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale o lo sottopone a sevizie è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro.

Ieri il caso è finito davanti al giudice per l’udienza preliminare e il 58enne è pronto a svolgere dei lavori socialmente utili per estinguere il reato e chiudere la storia. La signora si voleva costituire parte civile con l’avvocato Tristano Tonnini per chiedere un risarcimento danni di 10mila euro anche perché dopo quell’episodio ci sarebbero stati anche dei danni morali causati dal fatto che alcuni parenti non volevano più andare in quella casa, visto quanto successo. Ma la difesa dell’imputato si è opposta. Il giudice si è riservato la decisione.

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