PESARO C’è un pesarese tra i tre ragazzi che hanno bloccato la tangenziale di Bologna. Attivisti di Ultima Generazione, sono stati arrestati. E il pesarese Ettore, 23 anni, è stato espulso da Bologna. Dovrà tornare a Pesaro con obbligo di dimora, senza poter frequentare le lezioni. Facciamo ordine. I fatti risalgono a giovedì 2 novembre quando Ettore, Silvia e Mida hanno bloccato la tangenziale nord di Bologna tra le uscite Fiera e via Stalingrado. I tre attivisti sono stati arrestati con l’accusa di violenza privata aggravata e danneggiamento, ma non l’interruzione del pubblico servizio.
Termini a difesa
Portati davanti al giudice per la direttissima, gli avvocati hanno chiesto i termini a difesa.
Secondo la Questura, Ettore, Mida e Silvia sono ritenuti i promotori dell’azione di protesta e hanno preso parte ad azioni simili in passato. Si tratta di una ricercatrice universitaria e due capi scout. Tutti e undici gli attivisti sono stati anche sanzionati per blocco stradale. Ettore è uno studente universitario al terzo anno di Belle Arti, capo scout. Sarà costretto a stare a Pesaro e saltare le lezioni in un corso che però prevedere la frequenza obbligatoria alle lezioni. Il giovane ha conosciuto il movimento ambientalista circa un anno fa proprio in un evento organizzato a Pesaro. Una militanza che è proseguita in questi mesi per porre l’accento sulle questioni climatiche e sull’urgenza di intervenire.
La denuncia
Ultima generazione sottolinea che i tre «sono tutti e tre residenti e inseriti nel tessuto sociale bolognese. L’arresto è un attacco alla nostra democrazia. È bastata una proposta di legge ad hoc presentata alla Camera a firma della Lega in cui si propone di introdurre un nuovo reato per il blocco stradale, punito col carcere, per sentirne già le conseguenze. Il Parlamento bypassato. I fatti di Bologna vanno al di là di un’intimidazione politica, non solo questo governo non sta mettendo in sicurezza il presente e il futuro dei propri cittadini, ma sta reprimendo a livello giudiziario quello che dovrebbe essere invece portato nelle aule del parlamento». Il movimento ha aperto una raccolta fondi per le spese processuali.