Pesaro, freddato dai killer: caccia
anche al basista nei video del centro

Pesaro, freddato dai killer: caccia anche al basista nei video del centro
di Simonetta Marfoglia
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Sabato 29 Dicembre 2018, 10:10 - Ultimo aggiornamento: 10:47

PESARO - Non solo le immagini delle telecamere della Ztl o private dislocate tra il corso XI Settembre, via Bovio e via Cairoli, da ieri i carabinieri stanno chiedendo e acquisendo i filmati di tutti gli esercizi del centro storico (bar, ristoranti, negozi, tabacchi) registrati a partire da domenica 23 dicembre in poi.
Data non casuale in quanto ritenuto il giorno in cui i sicari del 51enne Marcello Bruzzese sarebbero arrivati in città per pianificare l’agguato eseguito poco più di 48 ore dopo, alle 18 del 25 dicembre. Tra l’altro la vittima era appena rientrata dalla Francia dove aveva incontrato un familiare per delle opportunità di lavoro ed è probabile che i suoi spostamenti potessero essere seguiti già da diverso tempo prima. Ai carabinieri interessano tanto i filmati della fuga, con i visi coperti da cappelli, giubbotti o sciarpe a celare le fattezze, quanto i movimenti dei giorni precedenti, con i killer che possono essere stati ripresi mentre effettuano i sopralluoghi o studiano il percorso, spostandosi non solo nelle immediatezze di via Bovio ma anche in altre zone del centro storico.
Il che si collega all’altro interrogativo: chi ha aiutato i due omicidi?
  
Chi li ha supportati logisticamente nascondendoli nei giorni della preparazione dell’omicidio e dopo, coprendo loro la fuga o fornendo indicazioni su dove trovare Marcello Bruzzese che, comunque, non si nascondeva, vivendo in maniera abbastanza scoperta tanto che proprio la sua “trasparenza” è tra quelle falle della sicurezza che ha portato il ministro degli Interni Salvini a ribadire che «chi ha sbagliato, salterà».
I carabinieri - a Pesaro sono arrivati subito dopo l’omicidio anche i Ros - stanno perquisendo abitazioni, ma al setaccio ci sono anche strutture fuori Pesaro che sfuggono alle registrazioni di alberghi o di altre forme ricettive. Non solo, negli ultimi giorni in centro storico sono stati passati al setaccio anche banali cestini dei rifiuti o fioriere, alla ricerca di qualche cosa che i sicari possano aver abbandonato o gettato durante la fuga e che possono diventare elementi utile alle indagini.
Ci sono soprattutto anche le pistole da ritrovare, le due calibro 9 con cui è stato crivellato di colpi Bruzzese, a cui fatali sono stati quelli che lo hanno raggiunto alla testa. Troppo pericoloso portarsele dietro, più probabile che delle armi si siano disfatti.
Quanto all’identità dei killer si confida nei frame delle registrazioni e nei progressi della tecnologia con programmi sul genere Sari, il sistema automatico di riconoscimento delle immagini. Si tratta di un software che è un sofisticato programma per il riconoscimento facciale. Sari è in grado di confrontare le immagini catturate dalle telecamere di sicurezza, anche di bassa qualità, con i volti dei milioni di soggetti schedati. Restringendo il campo a una platea ristretta di sospettati.
Per carabinieri, procura di Pesaro e Dda di Ancona saranno ancora lunghi giorni di riscontri e acquisizioni. Nel frattempo le maglie della protezione per i sopravvissuti della famiglia Bruzzese non si allentano. A Pesaro restano i familiari della vittima (moglie e figli), la sorella, la madre e il fratello Girolamo Biagio, il capofamiglia pentitosi nel nel 2003 quando cominciò a collaborare con la Dda di Reggio Calabria prendendo le distanze dalla ‘ndrangheta e dal clan Crea. Dalla sera di Natale l’abitazione di via Bovio, così come la zona del centro direzionale Benelli sono presidiate notte e giorno da pattuglie di carabinieri. Nessuno dei Bruzzese vuole allontanarsi da Pesaro anche a costo della loro sicurezza perchè in città negli anni hanno ricominciato una nuova esistenza.
Ma il Viminale potrebbe decidere altrimenti nei prossimi giorni.

Nessuno dei Bruzzese, nemmeno il capofamiglia pentito, si nascondeva, la loro protezione consisteva in un aiuto economico dello Stato. Il ministro Salvini quando ha presieduto il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica ha rivelato che già da due anni e mezzo Marcello Bruzzese aveva chiesto di uscire dal sistema di protezione ma ancora non era stato trovato l’accordo economico.

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