Vessava tre lavoratrici, il giudice non ci crede: imprenditore pesarese assolto dalle accuse di mobbing

Il tribunale di Pesaro
Il tribunale di Pesaro
di Luigi Benelli
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Venerdì 16 Giugno 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 10:37

PESARO  - Accusato di maltrattamenti nei confronti di tre dipendenti. Ieri la sentenza di assoluzione davanti al giudice monocratico. L’imputato è un 58enne Luigi Di Guido già noto per un’inchiesta in cui la sua impresa di sanificazione sarebbe stata lambita da un personaggio vicino alla camorra.

La Guardia di Finanza di Rimini aveva sequestrato l’azienda per il reato di intestazione fittizia.

Tra gli indagati l’uomo considerato socio occulto della ditta, fratello di un presunto affiliato al clan Di Lauro. Gli inquirenti dissero di uno schema imprenditoriale “redditizio” tanto che nelle intercettazioni si parla del covid come «un buon affare» per le sanificazioni. Su questo caso il processo è in corso. Secondo l’accusa l’uomo avrebbe mobbizzato 3 donne in quanto capo dell’azienda addetta alle pulizie dell’Ospedale di Muraglia. E’ accusato di aver imposto orari, turni, riposi e luoghi di lavoro.

L'atteggiamento

«D’ora in avanti i cessi devi pulire sempre tu». Le dipendenti si lamentavano di questo atteggiamento, ma lui le avrebbe offese e ingiuriate. «Non sono un assistente sociale» diceva. Devi mettere la testa nel cesso e non parlare, se no ti tolgo il pane di bocca. L’azienda sono io, qua si fa come dico io». Raccontavano: «Ci diceva che sul suo conto, dovevamo dire che ci trattava bene e si comportava bene con tutte». Pressioni e vessazioni anche per iscriversi al sindacato di cui il datore di lavoro faceva parte. E in caso di rifiuto, avrebbe diminuito le ore di straordinari, umiliandole e denigrandole. Nei confronti di un’altra: «Non hai capito proprio niente, viene prima il lavoro e poi la famiglia».

Il silenzio imposto

A tutte avrebbe imposto il silenzio. «Devi stare zitta altrimenti ti metto in punizione». Un clima difficile che ha portato le donne a denunciare tutto. Sono partite le indagini e sono state raccolte le accuse nella querela. Ci sarebbero anche frasi come: «Andrete in giro con le gomme tagliate».

E ancora: «La faccio venire a lavorare a piedi, le brucio la macchina». Fino ad allusioni sessuali sulle ragnatele da pulire “nelle mutande”. Contestato anche un episodio in cui avrebbe fornito dei prodotti irritanti non distribuendo i guanti necessari. L’imputato è difeso dagli avvocati Marco Defendini e Salvatore Asole che vogliono smontare le accuse che hanno invece rilevato che il 58enne non aveva posizioni apicali tali da impartire ordini e che ha sempre negato di aver detto quelle frasi. Il giudice lo ha assolto con formula piena. Per i legali: «la fine di un incubo durato sei anni». 

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