Il direttore del Coro San Carlo Salvatore Francavilla: «Il mio adorato piano nel camion del sale»

Il direttore del Coro San Carlo Salvatore Francavilla: «Il mio adorato piano nel camion del sale»
Il direttore del Coro San Carlo Salvatore Francavilla: «Il mio adorato piano nel camion del sale»
di Elisabetta Marsigli
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Domenica 11 Febbraio 2024, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 11:32

PESARO - Quelle melodie napoletane, miste ad arie d’opera, che la sua mamma gli cantava da piccolissimo hanno segnato la sua strada e il suo futuro: Salvatore Francavilla, direttore del Coro San Carlo di Pesaro, ha sviluppato la sua passione per la musica proprio grazie a quei momenti passati ad ascoltare la voce materna. Salvatore è originario di Margherita di Savoia: «La chiamano la Salisburgo del Sud», commenta sorridendo «ha le saline più grandi d’Europa. La mia era una famiglia modesta, mio babbo operaio e mia mamma casalinga».

E lui era il più piccolo di tre fratelli: «Nessuno si occupava di musica, ma i miei genitori hanno sempre assecondato le nostre passioni.

Adoravo sentire la mia mamma cantare mentre curava le faccende di casa. Non si perdeva un’opera quando le proiettavano al cinema». E così a soli 4 anni a Natale chiese un regalo speciale: «Non un trenino, ma un piccolo pianoforte giocattolo con il quale mi divertivo un mondo a strimpellare. Mettevo vicino il registratore e, secondo il mio orecchio, ripetevo le note».

Cantare e suonare

Salvatore amava cantare e suonare e alle elementari gli affidarono un ruolo importante nella tradizionale recita, «anche se in seconda elementare ci fu un episodio spiacevole: le maestre utilizzarono una base musicale di tonalità troppo alta per la mia voce, che non mi consentiva di cantare in maniera intonata. Al debutto, mentre stavo per entrare in scena, una di loro si rivolse all’altra collega dicendo “ecco che entra lo stonato”. Quelle parole mi risuonarono per tutto il tempo dello spettacolo, finché fuggii via piangendo. Ecco, in quel momento abbandonai ogni pensiero sulla musica, fino alla seconda media». Ma per fortuna ebbe l’occasione di rifarsi: «Persi anni preziosi di studio a causa di quel trauma, ma ho imparato una cosa fondamentale per l’insegnamento, sia ai piccoli che agli adulti: come docente cerco sempre di valorizzare al massimo le potenzialità delle persone che ho davanti, evitando di umiliarle. C’è sempre un modo per tirar fuori il meglio dai propri allievi, facendo leva sulle loro qualità, senza mai ferire la loro sensibilità».

Alle medie una professoressa di musica si accorge delle sue doti e lo stimola a frequentare il conservatorio: «Grazie ad un insegnante privato, preparai in un anno l’esame di pianoforte per l’ammissione al Conservatorio di Foggia. Contemporaneamente scelsi di frequentare anche il liceo scientifico della mia città e quindi le mie giornate erano un viaggio continuo: quasi 120 km 3 o 4 volte alla settimana, oltre allo studio». Poco spazio per gli amici e per altri hobby: «Studiavo e suonavo (dalle 6 alle 8 ore al giorno) anche se i miei vicini di casa, che erano pescatori, non ne erano particolarmente contenti…». Da bravo studente supera gli esami di maturità a pieni voti e decide di frequentare Filosofia a Urbino: «Mi ritrovai a viaggiare di nuovo: avevo trovato casa a Fano e, iscrivendomi anche al Conservatorio Rossini di Pesaro, ero di nuovo un pendolare nelle tre città».

Per mantenersi agli studi, Salvatore si dava anche da fare con qualche lavoretto: «Davo lezioni private di pianoforte e ho fatto anche l’assicuratore. La mia famiglia è sempre stata vicino a noi tre ed è bellissimo che ognuno di noi abbia potuto studiare e realizzare il proprio sogno. E quando c’era bisogno di loro non si tiravano mai indietro. Mio padre portò fino a Fano il mio pianoforte su un camion del sale. In piena notte (stavano andando a Milano) scaricarono questo pianoforte, tutto impacchettato, davanti a casa mia, lasciando qualche chicco di sale sulla strada…». Ma prima di arrivare a Fano, la vita di Salvatore poteva prendere una via inaspettata: «A 21 anni feci il servizio di leva in Marina e, sapendo che studiavo musica, mi chiesero se volevo entrare nella Banda dell’Arma. Ma, ovviamente, non potevo suonare il pianoforte e forse fu quello che mi fece desistere, sennò chissà, avrei potuto girare il mondo».

Soddisfazione

Ma è contento della piega che ha preso la sua vita: «Presi il diploma e mi trasferii a Pesaro. Riuscii ad entrare come maestro collaboratore al teatro delle Muse di Ancona e prima ancora allo Sferisterio di Macerata, dove ho potuto soddisfare il mio desiderio di bambino: stare a contatto con l’opera lirica». Il coro San Carlo è arrivato in una fase successiva, ma da 15 anni Salvatore lo dirige con grande competenza: «E’ una compagine non professionistica che ci mette cuore e passione ed è sempre emozionante accompagnarli in questo bellissimo viaggio nella musica».

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