La scrittrice Wanda Tramezzo: «L’autostop da Rimini e così conobbi mio marito»

La scrittrice Wanda Tramezzo: «L’autostop da Rimini e così conobbi mio marito»
La scrittrice Wanda Tramezzo: «L’autostop da Rimini e così conobbi mio marito»
di Elisabetta Marsigli
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Domenica 28 Gennaio 2024, 05:00

Scrittrice, poetessa, fondatrice della sezione di Fidapa a Pesaro e ideatrice del premio internazionale La donna si racconta, Wanda Tramezzo è una pesarese d’adozione. È nata a Venosa, ma è a Pesaro dal 1972, anche se nel 1971 era già stata nella nostra città per fare l’assistente nella colonia di Villa Marina. È sempre stata una bambina molto spigliata e determinata, «perché sapevo già cosa volevo fare nella vita», inizia a raccontare «ero sempre fiera, ma ero anche la coccolona di tutti, perché la più piccola di 5 figli: quando venivano ospiti a casa o il prete a sentire il radiogiornale delle 20, mi mettevano sul tavolo a cantare».

Il babbo faceva il contabile nella cartiera lucana, mentre la mamma era casalinga e si occupava dei figli. «Mia madre mi ebbe a 38 anni e questa cosa mi creò un po’ di disagio, soprattutto alle elementari, quando vedevo tante mamme giovani. Avevo il terrore di perderla ed ho sempre avuto un attaccamento morboso verso di lei». 


L’attaccamento


Un attaccamento che Wanda aveva anche per la sorella maggiore, più grande di 17 anni: «Quando si sposò e si trasferì a Biella, mia madre fu costretta a portarmi da lei e vissi lì per 4 anni, fino alla fine delle elementari. Ovviamente con visite regolari della mamma». Di statura fine e minuta, Wanda era bionda, come una bambolina: «Ero alta e magra, ma così poi sono rimasta (ride) con qualche chiletto in più. Mangiavo poco perché ero molto sensibile. Quando mia madre, a 7 anni, mi fece andare in colonia, a Salerno, per farmi prendere un po’ di aria di mare, fu una tragedia: non dormivo e non mangiavo, perché mi mancava tanto lei. Finiti i 28 giorni, quando tornai in paese col pullman, mia madre mi aspettava alla fermata e io le svenni tra le braccia». La famiglia per Wanda contava moltissimo: «Quattro sorelle e un fratello, ma eravamo molto uniti. Era una gioia stare insieme, anche se poi ognuno ha preso la sua strada».

La musica le è sempre piaciuta: «Da ragazzina ero in un gruppo che suonava musica pop e interpretavo spesso le canzoni di Patty Pravo, ma ero brava anche a recitare, nella compagnia teatrale della Parrocchia. Memorabile fu il “Così è se vi pare” di Pirandello, che portammo anche al Petruzzelli di Bari».

Pur vivendo in un contesto di paesino del sud, la sua adolescenza è stata divertente: «Mio padre era molto avanti rispetto a quella mentalità, anche più della mia mamma e della zia, ed era convinto che viaggiare per noi era importante. Aver passato 4 anni a Biella poi, aveva cambiato molto anche me: ero molto sciolta e tranquilla con i maschietti e me ne andavo in giro con i pantaloncini corti che mi aveva regalato mia sorella. Ma mia zia me li fece a pezzi! Così mi sono dovuta adeguare “materialmente” a quel contesto, ma di testa nessuno mi ha mai piegato».

Wanda non ha mai smesso di pensare ad una vita altrove: «Il triangolo di Italia che preferivo era tra Ancona, Perugia e Bologna e ci sono finita nel mezzo. Questo pur mantenendo sempre un forte legame con le mie radici e spesso mi mancano le tradizioni, i profumi, la storia, le amicizie e le assenze della mia terra». Alle superiori la scelta fu quasi obbligata, Ragioneria, anche se Wanda amava la letteratura, ma l’estate si dava da fare: «Lavoravo come cameriera e/o lavapiatti in montagna e per due anni lavorai anche in un brefotrofio, ma fu un’esperienza traumatica. Soffrivo moltissimo per quei bimbi abbandonati. Gli anni successivi iniziai a lavorare come assistente in colonia: due anni a Terracina e uno a Pesaro…».

E quello di Pesaro fu l’anno galeotto: conobbe Giorgio, l’amore della sua vita. «Nel primissimo giorno libero, io e una collega decidemmo di andare a visitare San Marino e Rimini. Al ritorno, non essendoci più mezzi, facemmo l’autostop: era ancora un periodo in cui si poteva fare. La mia collega si mise sulla strada e io dietro di lei, ma l’accordo era che avrei deciso io con chi salire. Arrivò questa macchina che fece retromarcia: lei salì davanti e parlò tutto il tempo con questo ragazzo, ma quando fu il momento di scendere lui chiese a me se avrebbe potuto rivedermi».


La passione letteraria


La sua passione per la letteratura la deve alla sua insegnante delle elementari: «fino a 15 anni mi sono letta tutti i libri degli scrittori russi, non proprio letture per bambini, ma ricordo ancora anche tutte le poesie che ci faceva imparare a memoria». E il suo primo premio da scrittrice lo vinse in V elementare a Biella, con un tema sulla mamma. 
 

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