Battistini (Ordine dei medici Pesaro e Urbino): «Medicina generale vicina al tracollo, ma si può evitare»

Battistini (Ordine dei medici Pesaro e Urbino): «Medicina generale vicina al tracollo, ma si può evitare»
Battistini (Ordine dei medici Pesaro e Urbino): «Medicina generale vicina al tracollo, ma si può evitare»
di Luigi Benelli
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Venerdì 22 Settembre 2023, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 08:10

PESARO Medicina generale, un grande malato. Non usa mezzi termini il presidente dell’Ordine dei medici di Pesaro e Urbino Paolo Maria Battistini parlando di un «tracollo» all’orizzonte da evitare. I nodi sono tanti a partire dalla carenza di medici, alla questione degli stipendi e dell’attrattività della professione verso i giovani


La dotazione

«Che ci sia una grave crisi della Medicina Generale è un fatto di dominio pubblico, esploso in particolare dopo la pandemia per pensionamenti regolari e spesso anticipati dei medici di famiglia sottoposti a carichi straordinari di lavoro e ancor di più per una miriade di nuove incombenze burocratiche farraginose e assurde – spiega Battistini - Di fatto la nostra regione, rispetto ai circa 1200 medici previsti per convezione in provincia, ha attualmente in servizio soltanto 950 colleghi quindi presenta una carenza di 250 unità.

A soffrirne sono soprattutto le zone dell’entroterra che risulta priva di medico residente e che per avere assistenza di base deve rivolgersi a centri lontani diverse decine di chilometri». A questo si aggiunge il tema della Guardia Medica le cui sedi (Vallefoglia, Gabicce) sono vacanti da tempo e anche nei centri maggiori (Pesaro, Fano, Urbino) sono presidiate a turni ridotti, solo nei fine settimana. Per Battistini una «crisi che non si preannuncia temporanea ma in via di peggioramento nei prossimi anni». Dunque «Sono necessari interventi strutturati e tempestivi da parte dell’istituzione regionale». Tra questi il personale di studio per gestire le parti più burocratiche e dare risposte più rapide. Poi il tema degli infermieri «che riuscirebbero a coprire una serie di bisogni e attività diagnostiche (elettrocardiogrammi, spirometrie, holter)». La medicina di famiglia sta mettendo in campo forze nuove e fresche. Ma le disparità sono evidenti. «I giovani che si affacciano alla professione però subiscono, adesso, trattamenti economici e normativi molto penalizzanti rispetto ai colleghi più anziani: tutto questo crea poca attrattività e un crescente disappunto». Con l’autunno ci sono altri bisogni e il sistema rischia di incepparsi. «Abbiamo di fronte una campagna vaccinale per l’influenza e il Covid: eppure gli accordi non sono stati rinnovati dalla Regione e saremo coinvolti in tono minore». 

Le proposte

Le sfide da affrontare sono molte: «Sono state assegnate nuove convenzioni a giovani medici, la maggior parte dei quali si era “fatta le ossa” nei due anni di servizio Usca. Alcuni di questi sono subentrati nel gruppo a cui apparteneva il medico pensionato, altri, ancor più decisi, hanno costituito un gruppo proprio. Ma non viene pagata l’indennità di gruppo: fanno lo stesso lavoro dei medici anziani e non vengono pagati allo stesso modo. Non si tratta di spiccioli ma di diverse centinaia di euro al mese. Di fronte alla penuria generale di medici, qualche giovane medico si sentirà attratto dalla Medicina Generale?». I fondi ci sarebbero. «La mancata erogazione di 250 stipendi ha prodotto un grande avanzo di cassa. Perché queste risorse già stanziate non vengono erogate per riconoscere a chi ha lavorato e sta lavorando con competenza e dedizione la giusta retribuzione? Perché non vengono riconosciute alle Guardie Mediche indennità aggiuntive onde assicurarsi la copertura di tutti i turni? Forse non riusciremo a risollevare le sorti della medicina generale ma crediamo fermamente che con scelte giuste ed oculate sia possibile evitarne il tracollo».

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