Pesaro, dalla baby gang di piazza Redi al giro di droga. Ecco cosa diceva il 18enne arrestato a chi non pagava: «Questa città è nelle mie mani»

Le indagini sono state avviate dai carabinieri della compagnia di Pesaro lo scorso giugno. Oggi gli interrogatori

Ecco cosa diceva il 18enne arrestato a chi non pagava: «Questa città è nelle mie mani»
Ecco cosa diceva il 18enne arrestato a chi non pagava: «Questa città è nelle mie mani»
di Luigi Benelli
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Martedì 9 Gennaio 2024, 02:20 - Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio, 08:36

PESARO Oggi gli interrogatori di garanzia per i due neo maggiorenni arrestati nei giorni scorsi dai carabinieri per le accuse di spaccio, estorsioni tentate e consumate e lesioni aggravate. In manette un ragazzo di 18 anni di origini marocchine, intorno al quale gravitavano gli altri indagati, già noto per aver fatto parte della baby gang di piazza Redi, assieme all’altro giovane suo coetaneo di origini albanesi. I due avrebbero gestito un traffico di oltre 5 kg a testa al mese di hashish. Il loro ruolo era quello di grossisti, per un giro di affari da 15-20 mila euro al mese. Gli acquirenti erano per lo più minorenni. 

La ricostruzione

L’attività investigativa ha permesso di ricostruire diverse efferate aggressioni e varie estorsioni, nei confronti di acquirenti in ritardo nei pagamenti dello stupefacente. Botte con mazze, costole rotte e nasi spaccati. Una nomea che si era sparsa nel sottobosco pesarese tanto che i genitori degli acquirenti minori – consapevoli dell’indole violento degli indagati - hanno preferito cedere alle richieste e corrispondere il denaro. Numerose settimane di accertamenti per ricostruire i ruoli e mettere insieme i punti, dopo le denunce di ragazzini picchiati con dei bastoni per avere i soldi. Appostamenti, ma anche indagini tecniche con intercettazioni, nelle quali emergono i ruoli e, soprattutto, i profili dei ragazzi.

Niente mezzi termini

Il giovane di origini marocchine non aveva mezzi termini nel rapportarsi con chi gli doveva i soldi. «Voi sapete con chi scherzate?».

E ancora: «Questa città del caz.. di nome Pesaro è mia». E quando si parla di un debito il ragazzo è esplicito: «Io vi educo, perché voi non vi volete educare». E poi fa riferimento a un altro fatto: «Ti faccio fare la fine di… » ricordando che cosa era successo a chi non aveva onorato il debito di droga. Oggi i due potrebbero fornire la loro versione oppure scegliere di non rispondere e attendere gli sviluppi giudiziari. Gli stessi investigatori sottolineano che il dato che ha destato «maggior preoccupazione è quello costituito dalla personalità degli indagati, tutti giovanissimi: indifferenti alle regole del vivere sociale; incuranti delle denunce, perquisizioni o ogni altro intervento delle forze di polizia e dall’autorità giudiziaria minorile».

Ragazzini scafati

Per gli investigatori «ragazzini determinati a porre in essere azioni violente per difendere il loro ruolo di capi, mediante aggressioni fisiche, con l’utilizzo di mazze e bastoni».E anche già scafati in quanto «soprattutto già in grado di adottare strumenti o comportamenti per eludere attività investigative».

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