«Non pago tasse, sono un’essenza eterna». Il delirio di una 56enne di Pesaro (che aveva morso un agente): condannata

«Non pago tasse, sono un’essenza eterna». Il delirio di una 56enne di Pesaro (che aveva morso un agente): condannata
«Non pago tasse, sono un’essenza eterna». Il delirio di una 56enne di Pesaro (che aveva morso un agente): condannata
di Luigi Benelli
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Ottobre 2023, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 12:08
PESARO Lei si definisce «essenza eterna, manifesta del corpo e che per questo non sarebbe soggetta all’azione penale». E lo fa in lettere, firmate con le impronte digitali bagnate di sangue rivolte alla procura e al suo avvocato. E’ la storia di una signora di 56 anni che era stata fermata alla guida della sua auto sottoposta a fermo amministrativo di 90 giorni per pagamenti non ottemperati. Soldi che, a suo dire, non doveva allo stato. Ma quando i poliziotti hanno imposto l’alt lei aveva reagito tentando di mordere al braccio un agente, poi calci e pugni. L’agente aveva rimediato 7 giorni di prognosi.  

Di qui è finita a processo per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Ma come sono iniziate ad arrivarle le notifiche, ha scritto di suo pugno una serie di lettere indirizzate alla procura e al suo avvocato. Testi di questo tenore: «Io sono essenza eterna, completamente manifesta nel corpo e percepita, debitamente preapprovata, preautorizzata e preparata». E ancora «vincolata, assicurata e certificata nei documenti eterni, universali e internazionali in perpetuo».

Tra i documenti cita la «dichiarazione dell’io sono, compiuto eseguito notificato, perfezionato con riferimento alla proiezione libero movimento».

«Custode del mio essere»

Il tutto essendo «custode registrato del mio essere». E rispetto alle notifiche di rinvio a giudizio, fatta tutta la premessa, «in forza dei documenti eterni, la società di diritto repubblica italiana», tutti gli atti «sono nulli e senza valore». E di conseguenza anche gli atti delle banche sono da ritenersi nulli in quanto la donna avrebbe il diritto alla cancellazione dalle banche stesse. Dunque il rinvio a giudizio sarebbe arrivata senza il «consenso scritto, volontario e internazionale dato da io sono». Il legale Andrea Marcelli in udienza preliminare ha chiesto una perizia psichiatrica, ma il gup ha rinviato a giudizio la donna. Ieri davanti al giudice monocratico l’avvocato ha presentato un’altra richiesta di perizia, ma non è stata accolta. Anzi, il giudice l’ha condannata a 5 mesi di reclusione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA