Mondolfo, il critico d’arte Paolinelli: «Santa Vittoria, chiesa in abbandono. Con lei salviamo storia e identità»

Fu eretta in onore della vittoria di Lepanto e voluta dal duca di Urbino

Mondolfo, il critico d’arte Paolinelli: «Santa Vittoria, chiesa in abbandono. Con lei salviamo storia e identità»
Mondolfo, il critico d’arte Paolinelli: «Santa Vittoria, chiesa in abbandono. Con lei salviamo storia e identità»
di Jacopo Zuccari
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Sabato 27 Gennaio 2024, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 11:21

MONDOLFO - Una lapide commemorativa e un lavamani in pietra. Del glorioso passato della chiesa di Santa Vittoria, edificata sulle colline di fronte al mare per volere di Guidubaldo II Duca di Urbino dopo la vittoria di Lepanto sui turchi ottomani, c’è rimasto poco da salvare.

L’appello

Ma il critico d’arte Claudio Paolinelli non ha perso la speranza: «Al di là dell’aspetto personale – lì si celebrò nel 1972 il matrimonio dei miei genitori – vorrei che la chiesa di Santa Vittoria non venga dimenticata». Nei primi anni del ‘900 era stata infatti la famiglia Piccinetti di Fano a promuovere a proprie spese il recupero della chiesa «abbandonata al proprio destino dalle ingiurie del tempo e degli uomini», secondo quanto è riportato nella lapide commemorativa. L’edificio di culto è sopravvissuto in qualche modo al terremoto del 1930 quando Mariano Piccinetti contribuì al restauro riaprendola al pubblico quattro anni dopo in occasione della festa di tutti i santi. Nel corso degli ultimi anni, in diverse occasioni soprattutto l’ex sindaco Gaetano Vergari è più volte intervenuto per non disperdere il patrimonio culturale che la chiesa di Santa Vittoria significa per la comunità locale e per le popolazioni dell’Adriatico. «Essa rappresenta l’esultanza e la felicità delle nostre genti, vittime delle scorrerie turche, per la grande impresa compiuta dalla flotta cristiana nella battaglia navale di Lepanto il 7 ottobre 1571 – ha scritto l’ex sindaco socialista Vergari - che arrestò l’espansionismo turco nel Mediterraneo e segnò l’inizio del lento ma inarrestabile declino dell’impero ottomano che si concluse solo con la sconfitta nella prima guerra mondiale. Il Duca di Urbino, Guidubaldo II della Rovere, non costruì per caso la chiesetta in quel punto». Tra gli aneddoti ricordati dalla popolazione locale, si narra che proprio nella chiesa di Santa Vittoria si era sposata Giulia Occhini, poi passata alla storia come la Dama Bianca di Fausto Coppi. Attualmente, l’edificio resta chiuso al pubblico in condizioni fatiscenti: erbacce e crepe denotano un pericoloso stato di abbandono, in prossimità della strada provinciale di Santa Vittoria che collega Marotta e la costa con l’entroterra.

Il simbolo

Il Ducato di Urbino aveva fortemente voluto la chiesa come segno di vittoria perché fosse ben visibile dalla flotta cristiana che stava risalendo, a poca distanza dalla costa, l’Adriatico per celebrare la straordinaria vittoria di Lepanto.

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