Mazzolari Mosca, una gara a tre per il pacchetto del maxi appalto pesarese

Mazzolari Mosca, una gara a tre per il pacchetto del maxi appalto pesarese
Mazzolari Mosca, una gara a tre per il pacchetto del maxi appalto pesarese
di Miléna Bonaparte
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Giovedì 6 Luglio 2023, 03:40 - Ultimo aggiornamento: 17:45
PESARO Tre imprese di edilizia, studi e restauri in lizza per rimettere a nuovo palazzo Mazzolari Mosca e ridare luce agli affreschi dei soffitti nei saloni del piano nobile. È in corso la maxi gara del Comune, un’aggiudicazione in velocità con fondi Pnrr detta ”integrata” perché comprende sia i progetti definitivi-esecutivi sia la realizzazione dei lavori, per dare un taglio alla burocrazia e accorciare i tempi in base al nuovo codice degli appalti in vigore dal 1º luglio. Un investimento da 8 milioni e 630 mila euro, finanziati dall’Europa anche con le risorse integrative arrivate nelle casse comunali. Tutti i Raggruppamenti temporanei di imprese, cioè le ditte che hanno fatto squadra per aggiudicarsi il pacchetto del restyling, sono stati ammessi dal punto di vista amministrativo, in quanto possiedono i requisiti professionali per svolgere l’incarico. 


L’esame


Ora la commissione giudicatrice prenderà in esame le offerte tecniche ed economiche avanzate dai concorrenti e, nella valutazione del rapporto qualità-prezzo, sceglierà il migliore programma di ristrutturazione del palazzo storico di via Rossini. Nelle riunioni del 21, 22 e 23 giugno, il seggio di gara ha aperto le buste e, in prima battuta, è stata presa in esame la documentazione amministrativa presentata dalle società, ammettendo tutte e tre le imprese alla successiva fase dell’aggiudicazione, quella decisiva che decreterà il vincitore. In gara ci sono: il Rti tra Lancia di Pesaro (mandataria, cioè che firma il contratto d’incarico), Aplomb di Ancona, lo studio Paci Beta di Pesaro, Antinori Alberto di Colli al Metauro, Ferrucci Fabiano di Roma e Pirocchi Maurizio Sabatino di Pineto (mandanti); il Rti tra Conscoop di Forlì (mandataria), lo Studio d’arte e restauro di Andria, Barletta e Trani (mandante); e l’Rti tra Fenix di Bologna (mandataria) e Pantone restauri di Roma (mandante).

L’appalto dovrà concludersi entro il 30 luglio con la firma del contratto di affidamento e il via libera ai lavori. Un cantiere che sarà in fermento per tutta la Capitale della cultura, con tanto di pannelli grafici di Pesaro 2024.


Il fermento


Un’occasione per mettere in mostra l’attivismo del Comune nel campo dei lavori pubblici work in progress. Nel frattempo si provvede al trasferimento degli uffici dell’assessorato alla Bellezza a palazzo Gradari e anche per i depositi dei Musei civici si sta trovando una nuova collocazione. La rimessa in forma di palazzo Mazzolari Mosca corre lungo due strade, da una parte i lavori strutturali e impiantistici nell’edificio, dall’altra il restauro di raffaellesche e amorini dipinti e degli elementi di pregio artistico, come il doppio stemma dei Toschi Mosca. Le offerte della gara sono partite da un importo base di 488.730 euro per i progetti finali e di 5.880.462 euro legati ai lavori, oltre a 144.538 euro di oneri della sicurezza esclusi dal bando. L’appalto è suddiviso tra opere su edifici e manufatti di interesse storico-artistico soggetti a tutela per 2.068.286 euro, interventi strutturali di consolidamento per 2.649.592 euro e impiantistica per 90.146, 468.258 e 748.718 euro. In totale 6.025.000 euro da coprire con i fondi europei. Dopo l’affidamento dei lavori entro il 30 luglio, la tabella di marcia prosegue con il termine del 30 settembre 2024 per la conclusione del 30% degli interventi e il 31 marzo 2026 quando con i test di collaudo finale. 


Pillole di storia


Il palazzo di via Rossini è stato fatto costruire da Antonio Maria Mazzolari tra il 1763 e il 1768 su progetto di Giannandrea Lazzarini, al quale si è affiancato l’allievo Tommaso Bicciaglia. Stilisticamente è la sintesi neoclassica di diversi interventi tra il XVIII e il XX secolo. Nel 1842 l’edificio è stato acquistato dalla marchesa Vittoria Mosca per le collezioni di famiglia. Alla sua morte, nel 1885, il palazzo con gli arredi e le opere d’arte è passato al Comune che lo ha occupato dal 1930. 
 

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