TAVULLIA - Lui non si trova, i soldi nemmeno. Rinviato il processo nei confronti di un 28enne che ha aggirato la legge italiana. Diceva di essere residente a Tavullia e grazie alle sue condizioni di indigenza e la sua “permanenza” nel territorio italiano, era riuscito a mettere mano sul reddito di cittadinanza. Ben 7.500 euro per gli anni 2019 e parte del 2020. Il reato è il 316 comma ter del codice penale, cioè l’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato ma ieri davanti al Gup lui non c’era e non si riescono a far arrivare le notifiche in Marocco.
Un fantasma anche per il suo avvocato Matteo Mattioli. Per ottenere il reddito di cittadinanza aveva utilizzato la dichiarazione sostitutiva unica in cui aveva falsamente dichiarato di risiedere nel pesarese, attestando di possedere i requisiti di residenza e soggiorno. Ma in realtà già dal 2014 a Tavullia non c’era, e addirittura dal 2018 è invece risultato iscritto all’Anagrafe dei residenti all’estero. La Guardia di Finanza di Pesaro lo ha scoperto e denunciato, sia alla procura che all’Inps. E oltre alla percezione indebita è accusato anche di truffa ai danni dell’Inps perché con artifici e raggiri è riuscito ad avere la somma. Le Fiamme gialle dunque hanno bloccato il sussidio a favore del 28enne. Ma lui è scappato in Marocco con i 7500 euro, già incassati e difficilmente recuperabili.
L’indagine nasce come al solito in questi casi da un controllo incrociato tra Finanza e Inps, che hanno scoperto la posizione del 28enne.