Cinque comuni senza Guardia Medica: «Riapritela subito, consegneremo 24mila firme ad Acquaroli, Saltamartini e Speranza»

Guardia Medica chiusa da novembre in cinque comuni del Pesarese
Guardia Medica chiusa da novembre in cinque comuni del Pesarese
di Gianluca Murgia
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Martedì 8 Febbraio 2022, 08:55

GABICCE MARE Hanno raccolto 23.149 firme, in poco meno di un mese, per chiedere alla Regione Marche di riattivare la Guardia Medica in cinque comuni. È stata questa la risposta dei residenti di da Gabicce, Gradara, Tavullia, Vallefoglia e Pesaro che, da novembre 2021, si trovano senza l’assistenza sanitaria gratuita nelle ore notturne, nei festivi e al sabato o nei prefestivi.

 
È vero un grido di disperazione e incredulità quello che Potere al Popolo ha avuto il merito di convogliare in una petizione online e cartacea che, domani, sarà spedita via Pec al governatore Acquaroli, all’assessore alla Sanità Saltamartini e al ministro Speranza «per evitare rimbalzi di competenze: contiamo in una risposta formale - spiega la tesoriera provinciale di Potere al Popolo e promotrice della raccolta firme, Giuseppina Severi -. Il 9 gennaio 2022 siamo partiti con una raccolta firme per chiedere di riattivare la Guardia Medica. In un secondo tempo abbiamo aggiunto anche Pesaro perché il servizio è attivo solo ad Urbino e a Fano. Chiediamo a gran voce a chi è responsabile del Sistema Sanitario Regionale di farsi carico nel trovare la soluzione e alle amministrazioni locali di supportarci. Chiaramente il problema si può risolvere assumendo personale e non aumentando le ore di lavoro ai medici di base che già sono sobbarcati da competenze che riguardano il Covid oltre a seguire i pazienti per altre malattie». La petizione, anche a causa delle quarantene, è partita sulla piattaforma change.org. A questa, poi, si è aggiunta quella cartacea grazie al supporto di alcune attività aderenti, soprattutto parrucchieri e parrucchiere. «Il 5 febbraio abbiamo chiuso la raccolta firme per presentarle quanto prima, nonostante altri cittadini fossero interessati a firmare. Può essere che venga riaperta dopo la consegna alla Regione. Ad oggi abbiamo un totale di 23.149 firme di cui 431 cartacee e 22.718 online». La politica e le istituzioni locali potevano e possono fare di più? «La politica può fare tutto. Se non lo fa è perché non vuole. Il servizio sanitario è diventato solo interesse finanziario». 

Le firme digitali non hanno un valore legale ma quando raggiungono numeri importanti diventano uno sprono non indifferente. «Un primo risultato si è già visto: dopo il primo rendiconto delle firme è stato tolto dall’ambulatorio di Gabicce il cartello che, da novembre, diceva che la Guardia Medica era chiusa per mancanza personale. Ne hanno messo un altro con scritto che era disponibile solo su appuntamento. Una presa in giro - rimarca Severi - Come si fa a programmare una emergenza? Io stessa ho tentato più volte di chiamare e, anche se su Internet si leggeva che il servizio era in funzione, la telefonata si concludeva solo con la segreteria disattivata. Noi siamo aperti al dialogo ma aspettiamo qualcuno che abbia realmente a cuore questo problema reale». I Comuni interessati hanno chiesto alla Regione, più volte in questi mesi, di riattivare il servizio. Non si era mai visto un territorio così vasto e variegato, peraltro in un periodo così complicato dal punto di vista sanitario, senza una Guardia Medica. 

Dietro ogni firma, spesso, c’è una storia di sofferenza personale o familiare. «Io l’ho provata sulla mia pelle - conclude Giuseppina Severi -.

Mio figlio prima di Natale si è sentito male. Era domenica. Siamo andati dalla Guardia Medica abbiamo scoperto che era chiusa “per mancanza di personale”. Così abbiamo chiamato il medico di base ma non ci ha risposto. Anche dall’Asur non ci hanno mai risposto. Alla fine ci ha aiutato una farmacista, molto responsabile, di Cattolica. Stessa cosa è accaduto a me di sabato: alla fine ho dovuto far ricorso all’ospedale di Cattolica. La sanità dovrebbe essere senza confini, i medici ci sono: bisogna solo pagarli. Manca una reale volontà politica».

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