Pesaro, in 300 al presidio per il Miralfiore perché «il parco esige rispetto». Ecco cosa chiedono al Comune

Pesaro, in 300 al presidio per il Miralfiore perché «il parco esige rispetto». Ecco cosa chiedono al Comune
Pesaro, in 300 al presidio per il Miralfiore perché «il parco esige rispetto». Ecco cosa chiedono al Comune
di Thomas Delbianco
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Lunedì 10 Ottobre 2022, 02:45

PESARO Arrivano mamme con i bambini, molte famiglie. Attivisti, giovani e persone di ogni età. Alcuni di loro tengono in mano una lettera che va a formare la maxi scritta eloquente: “Ora basta, il parco esige rispetto”. Al gazebo, sistemato nell’area verde del parco Miralfiore a pochi passi dalla grande quercia, simbolo della manifestazione di ieri mattina, lasciano i propri dati e la firma per sostenere la causa ambientalista dei promotori.

  «La Voce del Miralfiore siamo noi», dice al megafono l’ambientalista Giulia Galli ai pesaresi che ascoltano gli interventi durante il sit in. Almeno 150 persone presenti in quel momento. Ma c’è stato un costante via vai nel corso della manifestazione. Alla fine della mattinata gli organizzatori del presidio, sotto la grande quercia, ne conteranno almeno trecento. «La città ha risposto, ce lo ha dimostrato con il loro sostegno e presenza fisica, siamo molto soddisfatti», sottolinea Daniele Lazzari, tra i promotori dell’appuntamento. In meno di un’ora sono state raccolte 200 firme, altre 50 nel corso della mattinata (diversi manifestanti avevano già firmato) Altrettante nel banchetto di sabato. In due giorni alla fine il comitato ne conta 432 di firme. «Questa è sola una parte di quelle raccolte - spiegano i promotori - perché altre associazioni le stanno raccogliendo presso le loro sedi, pertanto confidiamo di raggiungere almeno 1000 firme in pochissimi giorni». Petizione che non ha scadenza e che proseguirà «fin quando l’Amministrazione comunale non accetterà la nostre istanze che riteniamo condivisibili e di buon senso». Suona la carica la Voce del Miralfiore: «Avanti fino a quando le nostre richieste non saranno state ascoltate». Nel foglio della petizione sono riportati i sei punti che riassumono le istanze principali della protesta: sospensione momentanea di ogni tipo di manutenzione che alteri l’attuale stato del parco; costituzione immediata di un tavolo di concertazione che includa referenti del Comune e del comitato La Voce del Miralfiore e professionisti ambientali individuati di comune accordo per la stesura di un corretti piano di programmazione e gestione; inserimento dal bilancio comunale 2023 di una voce di spesa annuale per la gestione del parco con stanziamenti adeguati.
E ancora: affidamento della manutenzione del parco ad un soggetto competente da individuare con gara d’appalto; ricostituzione del comitato di gestione con poteri decisionali su qualsiasi futura manutenzione; ricerca di soluzioni capaci di contemperare le esigenze di sicurezza con la salvaguardia del grande valore di biodiversità del Parco».

Flavio Angelini della Lupus in Fabula anticipa la «richiesta di un incontro a questore e prefetto per sapere come intendono combattere il problema dello spaccio. Non è sufficiente arrestare tre o quattro ragazzi di colore per risolvere il problema, bisogna partire da una formazione educativa nelle scuole e altre iniziative di prevenzione. E soprattutto non si combatte lo spazio tagliando arbusti e siepi come è stato fatto in questo parco».

Le soluzioni


«Vogliamo elaborare - argomenta - delle soluzioni che permettano di creare le condizioni di sicurezza all’interno del parco, necessarie per favorire la sua frequentazione». A questo proposito, nel comunicato di pochi giorni fa, il comitato, segnalando uno degli interventi più recenti dopo l’estate, ha evidenziato che «a settembre il sottobosco è stato nuovamente raso al suolo, eliminando quel poco che stava ricrescendo». 
Entrando ne dettaglio «la siepe ultratrentennale del percorso pedonale sopraelevato, che rappresenta la spina dorsale del parco, è stata eliminata unitamente ad alcuni alberi di almeno 40-50 anni. In buona sostanza si sta devastando il parco cercando di seguire con il trinciatutto gli spostamenti degli spacciatori, senza comprendere che questa piaga sociale può essere risolta solamente utilizzando ben altre strategie». L’architetto Achille Paianini ricorda di «aver definito Attila l’assessore (Belloni con delega al verde, ndr) e confermo che non mi sbagliavo. Restiamo uniti e andiamo avanti». 
 

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