Fano, il dottor Frausini: «Il Covid c’è e non è uno scherzo. Abbiamo abbassato la guardia»

Pericoli per le persone più fragili: abbandonate tutte le precauzioni

Il dottor Frausini: «Il Covid c’è e non è uno scherzo. Abbiamo abbassato la guardia»
Il dottor Frausini: «Il Covid c’è e non è uno scherzo. Abbiamo abbassato la guardia»
di Massimo Foghetti
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Lunedì 8 Gennaio 2024, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 15:13

FANO Non sono pochi i fanesi che hanno trascorso le festività natalizie a letto con la febbre. Sia il virus dell’influenza che il Covid 19 si sono diffusi in maniera inattesa contagiando cittadini di tutte le età. Probabilmente dopo il picco della pandemia ci si aspettava di aver superato il periodo critico; in realtà questo è avvenuto entro certi limiti per quanto riguarda la gravità della malattia, ma non per la sua diffusione. Perché questo? Lo abbiamo chiesto al dottor Gabriele Frausini che per tanti anni ha svolto il suo lavoro come primario del reparto di Medicina dell’ospedale Santa Croce, gestendo il reparto anche nei momenti più drammatici dell’incidenza del virus. 

I comportamenti

«Perché – ha evidenziato il medico – abbiamo abbassato la guardia, anche in presenza di sintomi di tosse e raffreddore si trascurano le più elementari norme di sicurezza. Si omette di fare il tampone, si esce ugualmente all’esterno, si frequentano ambienti affollati, nessuno più si lava le mani, pochi indossano la mascherina, si mandano ugualmente i figli a scuola. Come se il Covid non facesse più paura, è subentrato un comportamento troppo disinvolto. In realtà i virus sono sempre pericolosi, specie per le persone fragili. Non a caso specie i cardiologi raccomandano a tutti i cardiopatici ultrasessantacinquenni di vaccinarsi, dato che l’insorgere di una polmonite in una persona fragile costituisce un pericolo particolarmente grave».

Non a caso il dottor Frausini consiglia di vaccinarsi proprio contro la polmonite, un vaccino che è disponibile dietro richiesta dal medico di base, ma che in pochi richiedono.

In verità nei momenti più acuti della pandemia, chi veniva colpito da Covid spesso rimaneva in isolamento per 3 – 4 settimane finché il tampone che si andava a fare al Codma non dava esito negativo. Il periodo aumentava se l’esame dava esito incerto, per cui bisognava ritornare la settimana successiva. Alcuni sono non hanno tenuto il via libera addirittura per 2 mesi e più; oggi, invece in assenza di controlli. Le motivazioni

«Faccio fatica a credere che il Covid si azzeri dopo 5 giorni»

Si tratta veramente di una evoluzione benefica della malattia o di un vuoto normativo? Per il dottor Frausini siamo di fronte a una decisione “ibrida” «Ritenere che il Covid si azzeri dopo 5 giorni io faccio fatica a crederlo, dato che ci sono casi in cui il paziente rimane positivo per 20 giorni, ma è una realtà che il virus si sia attenuato rispetto al passato. Questo non significa, come ho detto, che bisogna prenderlo sotto gamba». Prevenirlo significa assumere tutte quelle precauzioni che possono tutelare l’apparato respiratorio. Particolare cura meritano i bambini che troppo spesso vengono mandati a scuola nonostante che i sintomi del Covid o della semplice influenza non siano del tutto scomparsi. Purtroppo così diventano dei veicoli di infezione sia tra i coetanei che tra gli adulti».

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