Sottoposto a protezione
Questa forma di aggressione subdola è però proseguita nel tempo, infruttuose finora le denunce sporte per arrivare ai responsabili, e così il dirigente scolastico ha deciso di rendere pubblica una situazione che, scrive, «reca sofferenza a me e alla mia famiglia». Giombi ha pubblicato un post sul profilo Facebook personale, un messaggio da cui traspare l’indignazione di un cittadino messo «di fronte a simile impotenza della legge o assenza della legge. Questa volta però non intendo accettarlo e andrò fino in fondo in modo rigorosissimo». Sono cominciate a fioccare attestazioni di solidarietà e vicinanza, a decine e decine, da parte di amici, colleghi, semplici cittadini, esponenti della politica locale, dell’associazionismo, del mondo della cultura. Un susseguirsi di abbracci virtuali e di commenti esterrefatti: «Inaccettabile». «Assurdo». «Intollerabile». Alcuni si soffermano sulle carenze della legge: «Norme inadeguate e garantiste nel senso sbagliato». Altri privilegiano invece l’aspetto umano della vicenda: «So che non te lo meriti». Oppure: «Incredibile. A te? Una delle persone migliori che conosca». Il messaggio Facebook di Giombi è il racconto di comportamenti persecutori e sempre più invasivi della vita privata, prima, e sociale poi.
Nel mirino da alcuni mesi
«Mesi fa - scrive il dirigente scolastico - ho iniziato a ricevere minacce (dagli accenti molto forti) attraverso il canale Telegram nei confronti miei e dei miei familiari.
L’impotenza della legge
La conclusione è una domanda che esige risposte nette: «Ma è accettabile che si debbano ricevere minacce o diffamazioni calunniose dietro lo scudo di mittenti impenetrabili, senza che secondo legge sia possibile impedirlo e individuare gli autori?».