Erano soluzioni provvisorie, sono invece annose brutture di Fano: la garitta della Paolini e il cassone a Porta Maggiore

Il il casotto di Porta Maggiore
Il il casotto di Porta Maggiore
di Massimo Foghetti
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Lunedì 21 Agosto 2023, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 12:58
FANO Sono lì da anni e da anni imbruttiscono Fano degradando sempre più l’ambiente che le circonda. Sono strutture provvisorie che dovevano essere rimosse in breve tempo, invece si sono incancrenite tra ritardi e pastoie burocratiche. Si trovano anche in luoghi preminenti, frequentati da molte persone, quindi contrastano non poco con l’immagine di una Fano, città d’arte e cultura, che viene propagandata sui supporti promozionali. A complicare la situazione vige anche la diversa competenza attribuita alle istituzioni che rende difficile anche il dialogo tra le stesse.


Il rimpallo


Una di queste è l’Agenzia del Demanio, cui compete la cura e la manutenzione della palazzina comando della caserma Paolini, di cui fa parte anche la garitta che si trova all’esterno, al lato dell’ingresso principale. Lesionata dall’urto di un autoveicolo invece di essere riparata, è stata dissimulata con una gabbia in legno, su cui poi qualcuno non ha mancato di tracciare scritte farneticanti. Mentre sono ancora in atto le trattative tra Amministrazione Comunale e Agenzia del Demanio per un utilizzo più consono dell’intero complesso, nessuno ha pensato di consolidare e ridare il decoro a questo reperto storico. Altro esempio: era la primavera del 2019 quando nel corso delle indagini archeologiche per la riqualificazione del Pincio, furono scoperti i cunicoli sotterranei di Porta Maggiore, di cui non si conosceva l’esistenza. Dalla Soprintendenza fu considerata una scoperta eccezionale che faceva nuova luce sull’epoca malatestiana e sul sistema difensivo che era stato dotato alla città nel XIV secolo. 
Si pensò anche di rendere fruibile il camminamento per compiervi delle visite turistiche. A distanza di 4 anni, non solo nulla è stato fatto, ma non è stato nemmeno rimossa quella struttura posticcia in legno, accostata a Porta Maggiore che cela l’ingresso agli ambienti ipogei. E pensare che il Pincio, insieme a piazza Venti Settembre, è il luogo di rappresentanza della città dove si svolgono gli eventi più importanti e dove si ricevono gli ospiti di riguardo, l’ultimo il nuovo vescovo Andrea Andreozzi che qui è stato accolto dal sindaco e dalle altre autorità. Da più anni ancora versa in stato di abbandono l’area un tempo occupata dal distributore dell’Agip, nei pressi di Porta Cavour.
Sembra che ormai siamo prossimi al suo recupero, ma intanto anche in questa estate il traffico di attraversamento che è entrato in città ha ricevuto il benvenuto con una serie di manifesti affissi sulla staccionata del cantiere, alcuni strappati altri mancanti, che invece di promuovere le bellezze fanesi, essi stessi sono diventati simboli di degrado.

 
L’asilo ingabbiato


Per ultimo, ma non ultimo, non si può non menzionare l’ex asilo Manfrini che si trova sulla passeggiata che dal centro storico conduce al porto di Fano.

Ci sono voluti anni per sdemanializzarlo e chissà quanti ce ne vorranno per realizzare una nuova destinazione. Intanto continua a essere ingabbiato in una armatura di ferri arrugginiti che invece di sostenere la struttura sembrano essi stessi avere bisogno di sostegno.

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