La cimasa della pala del Bellini va a Milano: Pesaro la dimentica

La cimasa della pala del Bellini va a Milano: Pesaro la dimentica
​La cimasa della pala del Bellini va a Milano: Pesaro la dimentica
di Luigi Benelli
3 Minuti di Lettura
Domenica 17 Marzo 2024, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 12:30

PESARO E’ il pezzo mancante dell’Incoronazione della Vergine di Giovanni Bellini, ma a chiedere e ottenere il prestito della cimasa è stato il museo Diocesano di Milano. Non Pesaro. Poteva essere una bella operazione di “Reunion” nell’anno della capitale della Cultura, ma così non è stato. L’ultima volta in cui il capolavoro fu espsoto a Pesaro nella sua interezza era il 1988. In varie stazioni della metropolitana di Milano campeggia l’immagine del compianto del Cristo morto di Giovanni Bellini per pubblicizzare la mostra curata dalla direttrice Nadia Righi e da Fabrizio Biferali, curatore del dipartimento dell'arte del XV e XVI secolo dei Musei Vaticani. 


Il capolavoro

L’opera è la parte superiore della cosiddetta Pala di Pesaro, il dipinto del 1475, eseguito da Bellini per l’altare maggiore della chiesa pesarese di San Francesco.

Un capolavoro indiscusso del Rinascimento. Oggi basta farsi un giro al museo per vedere che la parte superiore è mancante: c’è una cornice che avrebbe dovuto ospitare la cimasa. Rappresenta l’unzione del corpo di Cristo prima della deposizione nel sepolcro che si intravede in un angolo. Quell’opera, dopo il recupero delle spoliazioni napoleoniche, è finita ai Musei Vaticani.  Sarebbe stato interessante ricongiungerla con la pala centrale, la predella e i dipinti laterali, conservati nel Museo Civico di Pesaro, come avvenne nel 1988 in occasione del restauro. E costruire un “Evento Capitale”. La sala ospita il Dio Padre di Bellini e la testa del Battista, in passato attribuita a Marco Zoppo, ma che recenti studi ora attribuiscono a Bellini. L’operazione di riunione avvenne anche in occasione della mostra alle Scuderie del Quirinale nel 2008. L’opera era l’apertura della mostra che migliaia di visitatori hanno ammirato. 

Fuori tempo

La mostra milanese chiude l’11 maggio, ma ormai i giochi sono fatti. Abbiamo chiamato i musei vaticani per capirne di più. «Pesaro non ci ha chiesto il prestito della cimasa – sottolinea Biferali – Ci ha pensato prima il Museo Diocesano di Milano e l’opera è andata lì. Mi sono riservato di parlare con i musei civici di Pesaro perché abbiamo intenzione di eseguire un restauro sull’opera e vorremmo capire come è stato eseguito per la pala in modo da eseguire un lavoro coordinato anche dal punto di vista scientifico». La mostra milanese finisce l’11 maggio e l’opera tornerà a Roma. «Anche se dovesse arrivare una richiesta di prestito, servirebbe tempo per le procedure da eseguire. La questione dei costi, seppur elevati, non è insormontabile. Comunque l’opera tornerà ai musei vaticani, per quest’anno è impossibile muoverla nuovamente anche per ragioni di conservazione.  E nel 2025 c’è il Giubileo, quindi le opere chiave resteranno tutte nella pinacoteca» chiude Biferali. Grazie alla carpenteria lignea dell’epoca la visione di insieme sarebbe stata incredibile, costruendo un evento simbolo come ha fatto Fano per il ritorno dal restauro della pala del Perugino. Magari bussando anche al Museo del Pradro di Madrid al quale Pesaro ha prestato un Guido Reni lo scorso anno o al Jacquemart di Parigi dove volò un anno fa il Dio padre di Bellini. Questione di scelte. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA