Con lo Sblocca-trivelle riprendono le ricerche di metano nell’Adriatico: nuove concessioni tra le 9 e le 12 miglia a largo della costa

Con lo Sblocca-trivelle riprendono le ricerche di metano nell’Adriatico: nuove concessioni tra le 9 e le 12 miglia a largo della costa
Con lo Sblocca-trivelle riprendono le ricerche di metano nell’Adriatico: nuove concessioni tra le 9 e le 12 miglia a largo della costa
di Martina Marinangeli
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Domenica 13 Novembre 2022, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 07:27

ANCONA L’Adriatico al centro del nuovo provvedimento sblocca-trivelle che il governo Meloni ha inserito nel Decreto legge Aiuti quater, approvato lo scorso venerdì. Una misura volta ad aumentare la produzione nazionale di gas naturale per affrontare la crisi energetica, ma fortemente divisiva. Da una parte, lo schieramento di chi vede nella ripesa delle estrazioni un modo per iniziare a renderci indipendenti dagli altri Paesi da un punto di vista energetico; dall’altra, quello che teme sia un prezzo troppo alto da pagare per l’ambiente. Ma cosa cambia, nello specifico, con questa nuova norma? 
 


Le novità

Sono previste «l’aumento delle quantità estratte da coltivazioni esistenti in zone di mare e l’autorizzazione di nuove concessioni tra le 9 e le 12 miglia», spiega il governo, a condizione che non ci siano fenomeni di subsidenza (ovvero il terreno che frana) nella zona. Il provvedimento specifica inoltre che è consentita la coltivazione delle concessioni per la durata del giacimento a condizione che vengano presentati programmi di monitoraggio e analisi per verificare l’assenza di effetti significativi di subsidenza sulle linee di costa. Con l’emendamento Blocca trivelle al Decreto legge Semplificazioni approvato in Senato su pressing del Movimento 5 stelle nel 2019, sono stati sospesi nelle Marche tre permessi di ricerca ed un’istanza di ricerca in terraferma, un permesso di ricerca, tre istanze di permesso di ricerca ed un permesso di prospezione in mare.

Una parziale inversione di rotta per tornare a sfruttare quei giacimenti a largo delle nostre coste c’era stata con il Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) - approvato a febbraio dal governo Draghi - che individuava le zone in cui era possibile riavviare prospezioni ed estrazioni di idrocarburi, sospendendo la moratoria del 2019.


Nelle Marche


Stando ai dati riportati nel Pitesai, la produzione di gas in Adriatico nel 2020 si è contratta a 5,93 milioni di smc, pari allo 0,13% del totale nazionale. La produzione marchigiana, prima della moratoria del 2019, poteva contare di 36 piattaforme, 210 pozzi totali e 116 pozzi produttivi. Il Pitesai correggeva soltanto in parte il tiro e, da quando è stato pubblicato a febbraio, poco o nulla si è mosso sul versante della riattivazione degli impianti bloccati nel 2019. Con il provvedimento sblocca-trivelle, invece, le ricerche sospese potranno ripartire, pur restando all’interno dei parametri fissati dalla normativa. Le riserve dell’Adriatico, comprese quelle a largo delle coste marchigiane, vengono sfruttate con il contagocce ormai da anni, cosa che ci fa subire la concorrenza della Croazia, che invece ha sempre estratto gas dai giacimenti in fondo allo stesso specchio d’acqua. Dal 2010 al 2017 - secondo i dati raccolti in un dossier da Legambiente Marche - le concessioni produttive di gas hanno estratto 13.549 milioni di smc (Standard metro cubo, ossia l’unità di misura utilizzato per il gas). Ma in generale lungo tutto l’Adriatico, il trend delle estrazioni ha mostrato una costante decrescita dal 2012 ad oggi, con la caduta in picchiata dopo il provvedimento del 2019. La maggioranza dei giacimenti sfruttati si trovano al largo delle coste emiliano-romagnole, che producono tra la metà e i due terzi del gas estratto dai mari italiani. Sommando a queste aree d’estrazione quelle del basso Adriatico (di fronte alle coste di Marche, Abruzzo, Molise e del nord della Puglia) si arriva alla quasi totalità del gas estratto nei mari italiani. Ed ora le trivelle potranno ripartire.

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