ANCONA Una questione di vasi comunicanti. Le risorse inizialmente previste per la realizzazione dei nuovi ospedali vengono fatte slittare in avanti perché, nel frattempo, è sopraggiunta una nuova priorità: co-finanziare le strutture che beneficiano dei fondi Pnrr perché altrimenti si rischia di mancare l’imprescindibile deadline del 2026, perdendo i soldi che l’Europa ha stanziato al capitolo Sanità.
Il voto in aula
E così, l’assestamento di bilancio 2023/2025 da 39 milioni di euro approvato ieri a maggioranza in Consiglio regionale certifica il travaso: Case e Ospedali della comunità beneficeranno di 14 milioni di euro aggiuntivi stanziati da Palazzo Raffaello. Di contro, il nuovo Inrca dovrà aspettare il 2025 per avere quei 13.450.000 euro inizialmente previsti per il 2023. Scalano di un anno anche gli stanziamenti per Campiglione di Fermo: l’ultima tranche da 12.956.398 euro dei 30 milioni messi a bilancio nel 2019 dall’allora assessore Fabrizio Cesetti non è stata messa a terra nel 2022 e ora viene riproposta nell’assestamento per l’annualità 2023. Ma come sottolineato ieri sul Corriere Adriatico dal sindaco di Fermo Paolo Calcinaro, e ribadito alazzo Leopardi da Cesetti, «il problema ora sono gli arredi e le tecnologie: ci vorranno almeno altri 40 milioni di euro, dei quali ancora non c’è traccia nei bilanci», traccia il perimetro il consigliere dem.
Questione di priorità
Ma ora, si diceva, la precedenza ce l’hanno le 29 Case e i 9 Ospedali di comunità, che in 12 casi hanno richiesto finanziamenti aggiuntivi rispetto a quelli garantiti dal Pnrr a causa dei rincari delle materie prime, che hanno sballato ogni previsione di spesa.
La criticità
Ma la realizzazione delle nuove strutture targate Pnrr apre un nuovo fronte: con la pesante carenza di personale che già si registra negli ospedali esistenti, chi opererà in quelli in costruzione? L’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini, durante una seduta del Consiglio regionale lo scorso aprile, aveva tracciato la stima delle figure necessarie per far funzionare Case e Ospedali di comunità, Cenali operative territoriali e Uca: si parla di un fabbisogno di personale sanitario aggiuntivo pari a 2272 unità. Figure in più tra medici, infermieri, Oss e tecnici per dare sostanza alle nuove strutture, che altrimenti rischiano di restare cattedrali nel deserto. Con l’aggravante di aver fatto slittare in avanti tutto il resto.