Rimpasto della giunta regionale, Acquaroli fa muro: fallisce il blitz della Lega. Il retroscena e gli incastri (mancati)

Il caso Fano: Carloni candidato alle Europee, Aguzzi resta in Regione (per ora)

Rimpasto di giunta, Acquaroli fa muro: fallisce il blitz della Lega
Rimpasto di giunta, Acquaroli fa muro: fallisce il blitz della Lega
di Martina Marinangeli
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Sabato 30 Settembre 2023, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 11:40

ANCONA -  Tanto rumore per nulla. Negli ultimi giorni il tam tam dei Palazzi del potere dava come imminente un golpe che avrebbe rivoluzionato mezza giunta Acquaroli. Roba che neanche la calata di Attila, re degli Unni. La maggioranza era in fibrillazione per quella che sembrava l’alba della rivoluzione di settembre. A guidare le truppe ribelli, la battagliera segretaria regionale della Lega Giorgia Latini che, con i luogotenenti Monica Acciarri e Mauro Lucentini, preparava un ribaltone in Regione, rivedendo tutte le caselle in quota Carroccio. 


Il tetris


Il tetris elaborato era il seguente: il traballante assessore alla Sanità (e vicepresidente della giunta) Filippo Saltamartini sarebbe caduto morbido sulla poltrona dello Sviluppo economico, oggi occupata da Andrea Antonini, che in questo scenario sarebbe stato defenestrato.

A prendere le redini della pesantissima delega alla Sanità sarebbe stata invece la consigliera regionale Acciarri, ferrata sul tema essendo stata a lungo braccio destro di quell’Almerino Mezzolani che guidò il settore nell’era Spacca ma con la divisa del Pd (onta mai perdonatale da buona parte della maggioranza). Ma nel mirino della condottiera Latini c’era sopratutto l’assessora alla Cultura Chiara Biondi, colpevole di essere sorda ai suoi comandi: si pensava di sostituirla con il sempiterno Lucentini, ma a blindare la Biondi ci aveva pensato già l’altro plenipotenziario della Lega Marche, Mirco Carloni. 


I cambi di casacca


Tuttavia, Latini aveva il suo disegno in mente e puntava a calarlo nella realtà ieri con la sponda del leader del partito Matteo Salvini, durante un incontro con il governatore Francesco Acquaroli a Macerata, dopo la Festa regionale della Lega. A remare a suo favore c’erano anche i provvidenziali cambi di casacca dei consiglieri regionali Luca Santarelli e Simona Lupini, entrambi eletti a Palazzo Leopardi tra le fila dell’opposizione e da ieri ufficialmente nel partito di Salvini. 


Gli equilibri


Cosa che ha sbilanciato gli equilibri del centrodestra all’interno dell’assemblea legislativa: se prima FdI e Lega giocavano alla pari con 8 consiglieri votanti a testa (FdI può infatti contare anche sul voto del governatore), ora la bilancia pende per il Carroccio: 10 a 8. Così la golden share sulle decisioni è servita: se volesse, la Lega potrebbe bloccare tutti gli atti della giunta e il presidente Acquaroli si troverebbe all’angolo, quasi costretto a sottostare alle decisioni dell’alleato in casa sua.

Le continue spinte per un rimpasto di giunta che arrivano da Latini hanno iniziato ad infastidire non poco il presidente, che nei giorni scorsi avrebbe anche ventilato lo scenario apocalittico di una fine anticipata del governo regionale se le fibrillazioni fossero continuate. L’incontro di ieri è sembrato dunque una sorta di resa dei conti, un duello al calor bianco tra i due. Ma - per ora, non sono da escludere altri colpi di scena - si è risolto in un nulla di fatto. E questo perché, come aveva detto chiaramente in un’intervista al Corriere Adriatico a Ferragosto, Acquaroli non ha alcuna intenzione di fare ulteriori rimpasti di giunta. Senza contare che la sua predilezione per la stabilità trova in Carloni un alleato potente all’interno della Lega. 


Il caso di Fano


Il neo candidato alle Europee ha infatti tutto da guadagnare dal mantenimento dello status quo: un eventuale cambio della giunta si tradurrebbe, con ogni probabilità, anche con l’uscita di scena dell’assessore Stefano Aguzzi, a quel punto libero di candidarsi per la fascia tricolore di Fano. E Carloni rischierebbe di perdere così la leadership della sua città. Insomma, alla fine, come spesso accade in politica, per ora si è imposto il Gattopardo. Ma i movimenti sussultori hanno fatto traballare la stabilità del governo regionale e le crepe sui muri di Palazzo Raffaello restano.

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