Le piogge di primavera evitano (almeno per ora) la siccità nelle Marche: «Ma restiamo vulnerabili»

Le piogge di primavera evitano (almeno per ora) la siccità: «Ma restiamo vulnerabili»
Le piogge di primavera evitano (almeno per ora) la siccità: «Ma restiamo vulnerabili»
di Veronique Angeletti
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Giovedì 20 Luglio 2023, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 21:05

ANCONA - La canicola imperversa ma l’acqua nelle Marche non sarà un problema. Perlomeno nel medio periodo. Dall’ultimo report della Regione del 18 luglio, la “severità idrica”, l’indice che rende conto delle disponibilità di risorsa e delle risposte ambientali a tale disponibilità, è assente nell’anconetano (Ato2) e nel maceratese (Ato3); bassa nel fermano (Ato4) e nel pesarese (Ato1) e passa dall’alta a media nell’ascolano (Ato5) per merito delle precipitazioni in primavera ed inizio estate che hanno aumentato le portate delle sorgenti.

E se tutto va bene sul fronte idropotabile, tende al massimo i livelli di acqua ad uso irriguo.

Almeno per gli invasi serviti dal Consorzio di Bonifica Marche. Spiega il responsabile delle dighe, l’ing. David Taffetani che lunedì, complessivamente, i volumi dei cinque invasi erano quasi di 57 milioni di metri cubi (56.887.039). A Sassocorvaro-Auditore, quello di Mercatale, con 5.408.259 mc, è pieno al 91%; quello di Castreccioni a Cingoli (38.970.000 mc), è quasi al 93% del massimo invasabile; San Ruffino presenta un volume invasato di 2.537.100 mc (99% del massimo) e Gerosa-Comunanza sul Fiume Aso (11.513.800 mc), è al 84%.

Più critica la situazione di Rio Canale: con 741.200 mc è al 63% del suo massimo che «pur in linea con gli anni precedenti è già iniziato a scendere a partire da metà giugno 2023». Allori su cui non ci si può riposare. «Proprio perché i recenti eccezionali eventi evidenziano la possibile vulnerabilità dei sistemi di approvvigionamento non solo alla siccità ma anche agli eccessi di precipitazione meteo - osserva il geologo Francesco Bocchino nel report regionale - e la rapida evoluzione della situazione climatica mostra la necessità di una evoluzione degli strumenti normativi e autorizzativi ordinari, al fine di evitare una continua gestione emergenziale».

Insomma, è tempo di concretizzare delle soluzioni. Tra le tante proposte: l’interconnessione delle reti acquedottistiche con diversificazione della tipologia delle fonti, la riduzione delle perdite ma anche il miglioramento della capacità di stoccaggio delle acque superficiali negli invasi (sfangamento) e la ricerca di nuove fonti di acqua sotterranea e nuovi invasi.

«Coldiretti - spiega Francesca Gironi, Presidente dell’Assemblea del Consorzio e Presidente Anbi Marche - ha stimato che, entro il 2030, serviranno all’agricoltura ulteriori 30 milioni di mc d’acqua. Un dato davvero importante e che potrebbe trovare una significativa risposta nel “Piano laghetti” promosso dall’Associazione nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue e raccolto in ambito regionale e dal Consorzio di Bonifica delle Marche. Le proposte individuate sono già in parte state valutate con la Regione ed includono sfangare e fare dei canali delle condotte a pressione a Mercatale, migliorare i canali di Castreccioni, ampliare San Ruffino e la creazione ex novo di un nuovo invaso a Sarnano, progetto approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale e che gode del sostegno della popolazione residente».

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