Treni, svolta Acquaroli: «Un nuovo terminal vicino all'aeroporto. Si chiamerà Stazione delle Marche»

Treni, svolta Acquaroli: «Un nuovo terminal vicino all'aeroporto. Si chiamerà Stazione delle Marche»
Treni, svolta Acquaroli: «Un nuovo terminal vicino all'aeroporto. Si chiamerà Stazione delle Marche»
di Maria Cristina Benedetti
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Sabato 16 Dicembre 2023, 04:20 - Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 08:02

ANCONA - Attrattiva, vicina all'aeroporto, non distante dall'autostrada. La stazione ferroviaria dorica del futuro, Francesco Acquaroli la immagina così: arretrata rispetto alla linea del mare, riferimento del territorio, tutto. Va oltre le polemiche delle fermate che bypassano la Dorica, il governatore, e allarga al massimo lo spettro d'azione. Partendo da un assunto: «Sono quarant'anni che nelle Marche non cambia nulla, come la legge urbanistica che abbiamo appena approvato». Niente, rimarca il presidente: «A parte la Quadrilatero, tutto è rimasto immutato, cristallizzato».

Il piano

Allora, azione.

Sovrappone la sua ambizione a compiere lo scatto allo scenario che giovedì ha prospettato Gianpiero Strisciuglio, amministratore delegato di Rfi, Rete ferroviaria italiana: una nuova linea ad Alta velocità sull'Adriatica. Una tratta dove i treni potrebbero viaggiare fino a 300 chilometri orari. Le coordinate, Bologna-Ancona-Pescara-Foggia-Bari, dovrebbero fare un passo indietro rispetto a quelle attuali che costeggiano il litorale.

Con la memoria va al passato prossimo, il governatore: «Secondo uno studio di Confindustria Ancona, costerebbe 44 miliardi di euro, ma se ne genererebbero 95 di prodotto interno lordo». Ed è qui che resetta l'esistente: «La location non potrà più essere una città da 100mila abitanti, ma piuttosto una realtà metropolitana». Non abbandona la visione, che trasformerebbe un capolinea in hub regionale. Piuttosto la esalta: «Ha presente la stazione di Reggio Emilia? Progettata dall'architetto spagnolo Santiago Calatrava, è a quattro chilometri a nord del centro-città».

Un design futuristico che rimanda a un’onda, dinamica, alta venti metri. Nulla di più distante dalla struttura low profile di piazza Rosselli. Dalla forma alla sostanza, per Acquaroli il cambio di passo resta un dato irrinunciabile. Srotola la mappa d'uso quotidiano: «Per raggiungere Roma in treno da Porto Recanati, solo per salire a bordo, passando per Ancona, ci vuole un’ora; se l'alternativa è Foligno, in un’ora e un quarto ci si assicura il posto in carrozza e si è già a metà del percorso». Non trascura il presente: «Stiamo lavorando per potenziare il collegamento tra il capoluogo e la Capitale, pretenderemo da Trenitalia, a cui abbiamo chiesto un incontro a breve, risposte e spiegazioni sulle fermate perse». Procede su piani paralleli: «Non possiamo chiedere ai viaggiatori di attendere che l'Alta Velocità sia realtà». Resetta, di nuovo.

L’aspirazione

Daniele Silvetti fa suo il binomio del prof Francesco Canestrari. «La stazione di Ancona hub come l'ospedale di Torrette? Lo sottoscrivo, anzi lo incido a caratteri cubitali». Non c'è differenza, tra la visione del docente di Strade, Ferrovie e Aeroporti alla Politecnica, e l'aspirazione del sindaco dorico: «È questo il tipo di ragionamento che sottende al concetto della grande Ancona, dell'area metropolitana che proclamo da sempre». Allunga lo sguardo, ma non si distrae dai treni soppressi, dalle fermate tagliate, da quel vuoto a perdere che è ormai consuetudine. «Bene il parcheggio scambiatore del Verrocchio, mancano solo dei particolari da sistemare. Sarà funzionale al via vai della strada ferrata che corre lì di fronte». Non trattiene la riflessione: «Siamo chiamati a sostenere un impegno per essere un riferimento regionale, allora devono darci le infrastrutture adeguate». L'appello è diretto al primo interlocutore istituzionale, Palazzo Raffaello: «Dobbiamo fare quadrato», è il suo auspicio. Avanza, senza esitare: area vasta subito e collegamento con Roma irrinunciabile. Perché «il potenziamento di Ancona è il potenziamento della regione». Al binomio non rinuncia.

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