Terremotati tutti fuori dagli alberghi: la prima buona notizia del post sisma

Terremotati tutti fuori dagli alberghi: la prima buona notizia del post sisma
Terremotati tutti fuori dagli alberghi: la prima buona notizia del post sisma
di Maria Teresa Bianciardi
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Sabato 25 Gennaio 2020, 11:56 - Ultimo aggiornamento: 12:06

ANCONA - Dal 17 febbraio i quasi 600 terremotati che ancora vengono ospitati nelle strutture ricettive della regione, dovranno fare le valigie e lasciare le stanze che per tre anni e mezzo sono state tutto il loro mondo. Lo ha deciso un’ordinanza del capo dipartimento della Protezione civile nazionale, con la quale si chiude una primissima fase di assistenza alla popolazione sfollata delle Marche iniziata dopo le scosse del 2016. Sembra strano, ma non è una brutta notizia.



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Le eccezioni
Ancora tre settimane, poi le persone attualmente ospiti negli alberghi, negli agriturismi e nei container collettivi verranno sostenuti attraverso il Cas, ovvero il contributo di autonoma sistemazione: unica eccezione riguarda gli sfollati che stanno ancora attendendo l’assegnazione di una Sae o di una unità immobiliare. Proroghe d’eccezione riguardano la necessità di far concludere agli studenti l’anno scolastico, l’indisponibilità di soluzioni abitative in locazione nel Comune di provenienza e nell’eventualità che si verifichino altri eventi sismici di forte intensità. «Mettiamo in atto l’ordinanza della Protezione civile nazionale - spiega il capo di quella regionale, David Piccinini - che chiude questo tipo di forma assistenziale nei confronti dei nostri terremotati, ma che ovviamente li inserisce tra i beneficiari del Cas».

I numeri
Attualmente nelle Marche sono registrate circa 591 sfollati ancora ospiti nelle strutture ricettive, 394 vivono nei container collettivi, 4.265 hanno occupato le Sae realizzate nelle nuove aree urbane dei borghi distrutti dalle scosse. «Ricevono il contributo di autonoma sistemazione - sottolinea Piccinini - 24mila marchigiani con un impegno h24 della Protezione civile per assicurare che ogni terremotato abbia l’assistenza necessaria per questa che io considero la più grande operazione emergenziale dal dopo guerra». Basta dare un’occhiata alle cifre per rendersene conto. Il totale dell’importo pagato alle strutture ricettive che hanno ospitato per questi tre anni e mezzo le persone colpite dal sisma è di 91 milioni 265mila euro: «Con uno sforzo enorme, messo in campo dalle istituzioni, dai sindaci dei Comuni colpiti e dagli amministratori di cui non si ha una completa contezza - continua il capo della Protezione civile regionale - perché quello che è avvenuto nelle Marche ha completamente stravolto gli equilibri del nostro territorio». 

I fondi
Un’altra buona notizia è che sotto il profilo dell’assistenza e del sostegno alla popolazione, i fondi non mancano. «Siamo in grado di assolvere tutte le incombenze senza problemi - continua Piccinini - per cui i fondi stanziati nelle ultime ore dal Consiglio dei ministri rafforza la nostra tranquillità nell’affrontare le situazioni che ormai sono diventate quotidianità». Come gli interventi senza soluzione di continuità per garantire la fornitura dei servizi essenziali: energia elettrica, gas, acqua: «L’approvvigionamento idrico resta uno dei nodi più difficili da sciogliere, visto che dopo il terremoto si è verificata una diminuzione sistemica della preziosa risorsa». Piccinini si sofferma anche sull’impegno profuso per garantire alla popolazione il servizio di trasporto pubblico («continuiamo a garantire 16 corse straordinarie da e per i paesi del cratere») e su tutta la grande partita della rimozione delle macerie («c’è voluto l’impegno del commissario della ricostruzione per sbloccare la situazione di impasse che si era creata»). Già lo scorso agosto il capo della Protezione civile aveva fatto il punto della situazione a tre anni dalle prime scosse: 49.031 edifici inagibili, 30.214 marchigiani fuori dalle proprie abitazioni, 1.932 soluzioni abitative di emergenza realizzate su 75 aree e migliaia di interventi per la messa in sicurezza della popolazione e del territorio. Un lungo elenco di attività portate avanti senza sosta con una spesa totale di 910 milioni di euro. 

Le scadenze
Di proroga in proroga il governo centrale ha fissato il 31 dicembre 2020 come termine ultimo per chiudere definitivamente la fase dell’emergenza.

Ma il presidente regionale dell’Anci, Maurizio Mangialardi, già nelle scorse settimane si è spinto oltre l’immobilismo che attanaglia la ricostruzione nel cratere marchigiano ed ha chiesto ufficialmente che l’emergenza venga estesa «fino al 2024». Tanto per essere sicuri che nel frattempo qualcosa si muova.

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