Silvestro Serra (direttore rivista Touring): «Rotta verso i Balcani per aiutare il turismo»

Silvestro Serra (direttore rivista Touring): «Rotta verso i Balcani per aiutare il turismo»
Silvestro Serra (direttore rivista Touring): «Rotta verso i Balcani per aiutare il turismo»
di Véronique Angeletti
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Lunedì 26 Febbraio 2024, 04:50 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 07:07

Silvestro Serra è il direttore della rivista Touring, il mensile del Touring Club Italiano. La sua sfida è raccontare come la filosofia e i valori del club, 280mila soci, che quest’anno festeggia i suoi 130 anni, si evolvono in perfetto equilibrio tra la propria storia e la realtà contemporanea. Anche perché i fondatori vedevano nella buona pratica turistica uno strategico valore di crescita economica, culturale e sociale del Paese.

Le Marche sono una destinazione turistica?

«Confesso che mi sono sempre stupito del fatto che questa regione sia rimasta così a lungo sconosciuta. Pertanto, oggi vedo con piacere che sta uscendo dal cono d’ombra generato da ingombranti vicini, come l’Emilia-Romagna e la Toscana. Sicuramente, questa terra deve ancora definire il proprio modello marketing, ma dalle linee d’azione si vede che punta al turismo di qualità, all’autenticità, alla sostenibilità».

Quali sono le coordinate che determinano questa sua convinzione ?

«Il numero di bandiere arancioni assegnate, il fatto che i suoi pregi culturali sono delle proposte di turismo, la formula di Pesaro 2024, capitale italiana della Cultura, diffusa, abbinata a ognuno dei Comuni della provincia. Salvo che, come altre regioni, ha il solito problema».

Quale?

«Come tutta l’area adriatica, è un posto non facile da raggiungere. Il che fa di un aeroporto ben collegato un asset fondamentale. Come Touring è vero che preferiamo lo slow travel, magari il treno, mezzo che ha tra i suoi vantaggi la sostenibilità. Ma gli aeroporti oggi sono importanti. Lo sviluppo del secondo aeroporto di Napoli apre nuove prospettive e nuove opportunità al salernitano, al Cilento, alla Lucania, rendendole mete più raggiungibili.

Più aperte, per esempio, al mercato cinese».

Le Marche attirano il turista cinese?

«Perché no. Si tratta di un popolo, tra cui vivono milioni di persone che vogliono conoscere meglio l’Italia, la sua gastronomia, la sua autenticità culturale, artigianale e hanno un’ottima possibilità di spesa. Proposte dove le Marche non sono seconde a nessuna altra regione».

Quali sono gli altri mercati?

«I Balcani. È un’idea che va approfondita, perché non sono sicuro se il traffico sarà più outgoing che incoming, considerati i loro prezzi più economici. Per me il mercato interessante per le Marche resta l’Europa. Belgi, inglesi, tedeschi, cittadini del Nord per cui le temperature autunnali e primaverile italiane sono molto gradite e che apprezzano i panorami meravigliosi di una natura meno imbrigliata. Turisti che si conquistano con un aeroporto efficiente, ma facendo attenzione al partner».

Intende la compagnia aerea?

«Va sempre valutata qual è la tipologia di turista con cui lavora il vettore. Se veicola un turista che cerca una vacanza economica, poco esperienziale, aumenterà forse i flussi ma rischia di far perdere alla destinazione il suo potenziale valore. Quindi suggerisco di puntare a un viaggiatore più attento, che ama conoscere il luogo, che vive in Paesi dove il tenore di vita è più caro e che vede in ogni proposta un’offerta conveniente».

Altri consigli?

«Indagare il mercato spagnolo, ma più di tutto assicurarsi che in aeroporto ci siano servizi di mobilità privati, ma anche una rete pubblica sempre operativa e capillare».

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