ANCONA - Nelle Marche è allarme siccità estrema. Che la situazione fosse critica, lo si era capito dalle misure emergenziali introdotte nelle ultime settimane dalla Regione - tra richiesta ai Comuni di emettere ordinanze anti spreco ed apertura dei pozzi del Burano e di Sant’Anna nel Pesarese per ridare fiato al Metauro in secca - ma ora è l’analisi tracciata dall’Osservatorio Anbi (Associazione nazionale bonifiche irrigazioni) sulle risorse idriche a certificare il trend. E parla proprio di «spettro della siccità estrema nelle Marche».
Il quadro
Una condizione di criticità che sta spingendo la Regione a chiedere al governo il riconoscimento dello stato di emergenza (l’istanza è previsto che venga inviata il 2 agosto). «I volumi d’acqua disponibili negli invasi - spiega l’associazione - in una settimana si sono ridotti di quasi un milione e mezzo di metri cubi, scendendo sotto la quota dei 41 milioni, inferiore a quella registrata nella stessa settimana del siccitoso 2017 (42,1 milioni di mc)».
Il contesto idrico
Un quadro dunque in peggioramento, conseguenza di un trend che va avanti ormai da anni.
Nei campi
L’assenza di precipitazioni, dopo aver colpito il raccolto del grano - in calo di circa il 10% - ha ridotto anche le dimensioni dei girasoli, mentre molti coltivatori stanno rinunciando a seminare le coltivazioni autunnali, come gli spinaci, sapendo che probabilmente non garantirebbero livelli ottimali. Grande sofferenza si registra poi nelle zone montane, a partire da Ussita, Visso e Pieve Torina, dove gli allevamenti segnalano difficoltà per gli abbeveraggi.