Reparti accorpati, scatta la fase 3: Rianimazione anche al Santo Stefano

Reparti accorpati, scatta la fase 3: Rianimazione anche al Santo Stefano
Reparti accorpati, scatta la fase 3: Rianimazione anche al Santo Stefano
di Martina Marinangeli
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Venerdì 27 Novembre 2020, 11:17 - Ultimo aggiornamento: 11:42

ANCONA -  Con 18 strutture ospedaliere regionali alle prese con la gestione dei ricoveri Covid – ed altre due (Fabriano ed Urbino), ieri, con pazienti in pronto soccorso –, la Regione ed i vertici sanitari ragionano sui prossimi step del Piano pandemico che prevedono la riconversione di ulteriori reparti alla presa in carico delle persone contagiate dal virus. Oggi è previsto un summit per prendere una decisione a riguardo sulla base del numero aggiornato dei ricoverati. 

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A far ben sperare, è il dato sulle dimissioni (42 nel bollettino di ieri), oltre alla mano tesa della sanità privata, che ha messo a disposizione posti letto sia per gli acuti che per i post acuti. Ma la parola chiave è prudenza. Intanto, i pazienti che si trovavano nei container dei pronto soccorso di Macerata e Civitanova sono stati trasferiti in parte al Covid Hospital – nel caso in cui necessitassero di cure in terapia semi intensiva o intensiva – ed all’ospedale di Camerino, che a ieri aveva 18 ricoverati per il virus in corsia. Le strutture sono tutte sotto pressione e, chi più chi meno, ha già dovuto rivedere la propria agenda riguardo alle attività ordinarie. 

La fase 3 del piano pandemico che le Marche stanno cavalcando, infatti, prevede l’accorpamento di ulteriori reparti, con conseguente riduzione delle operazioni legate ad altre patologie. Nelle strutture che fanno riferimento all’Asur, ad esempio, significa accorpare le discipline chirurgiche, come ortopedia ed urologia, e ciò varrebbe per gli ospedali di Camerino, Civitanova, Jesi, Senigallia, San Benedetto e Fermo. Quest’ultimo, però, ormai all’osso, dato che, insieme alle aziende ospedaliere di Marche Nord e Torrette, ha preso in carico i pazienti Covid fin dalla fase 1 del Piano pandemico. 

Nell’azienda Ospedali riuniti di Ancona, invece, fase 3 significa attivare la Cov 3 rimodulando i posti letto a pneumologia, clinica di endocrinologia, chirurgia senologica, nefrologia, chirurgia dei trapianti, area gastroenterologica, chirurgia d’urgenza e cardiologia semi intensiva. Step, questi ultimi del piano pandemico, che i vertici regionali sperano di non dover percorrere. A dare una boccata d’ossigeno, si diceva, ci hanno pensato i privati, che hanno messo a disposizione della sanità pubblica strutture e posti letto, nella maggior parte dei casi per cure a bassa intensità. Si tratta di 20 posti a Villa Serena a Jesi, 30 al Santo Stefano di Cagli per riabilitazione intensiva ospedaliera, 50 a Campofilone - di cui 40 classificabili come riabilitazione estensiva (bassa intensità) e 10 a media intensità -, 43 nella Rsa Residenza Dorica, di cui 19 come riabilitazione estensiva e 24 come Rsa. 

Ci sono poi Villa Margherita, con 30 posti letto di cui 20 classificabili come riabilitazione intensiva postacuta e 10 a media intensità ed il Santo Stefano di Macerata Feltria, con 30 posti di riabilitazione intensiva extraospedaliera.

In caso di ulteriori necessità, il gruppo Kos Care si è detto inoltre disponibile ad accogliere nella struttura Santo Stefano di Porto Potenza Picena, pazienti in stato di coma, al fine di liberare posti letto delle rianimazioni ospedaliere pubbliche. In pochi giorni, sarebbe inoltre in grado di liberare ed attrezzare ulteriori 30 posti letto di riabilitazione intensiva extraospedalieri.

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