Il prof Falco (Univpm) è rientrato dal Polo Sud: «I ghiacci si ritirano»

Il prof Falco (Univpm) è rientrato dal Polo Sud: «I ghiacci si ritirano»
Il prof Falco (Univpm) è rientrato dal Polo Sud: «I ghiacci si ritirano»
di Lorenzo Sconocchini
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Lunedì 11 Marzo 2024, 05:45 - Ultimo aggiornamento: 15:28

Il professor Pierpaolo Falco, è appena rientrato da una missione in Antartide, per studiare come i movimenti delle gelide acque del Mare di Ross si riflettono sugli equilibri climatici del Pianeta. Riprenderà a insegnare all’Università Politecnica, in una regione dove il mese di febbraio si è chiuso con una temperatura di quasi 3 gradi centigradi e mezzo superiore alla media del trentennio 1991 – 2020.

Dal Polo Sud alle piccole Marche, come la vede?

«I poli sono ambienti particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici e inoltre variazioni del delicato equilibrio tra calotta, ghiaccio marino, oceano e atmosfera possono determinare effetti sia sul breve che sul lungo periodo su tutto il pianeta. L’estensione del ghiaccio marino estivo (quindi il mimino) ha toccato il secondo valore più basso, dopo il minimo assoluto dell’anno scorso minimo e il 2022 al terzo posto. Quindi gli ultimi tre anni hanno mostrato i valori più bassi in assoluto dell’estensione del ghiaccio marino».

Che cosa comporta?

«Meno ghiaccio marino estivo significa maggior assorbimento di calore durante l’estate che rende le acque superficiali più calde con effetti sulla formazione del ghiaccio marino per l’anno successivo, effetti sui processi biologici, sugli scambi di gas e anche sulla fauna locale. Non sono segnali incoraggianti».

Anche in Antartide L’inverno è stato particolarmente mite, con i grandi ghiacciai in ritirata e addirittura di piogge, eccezionali perché a quelle latitudini le uniche precipitazioni normali sono quelle nevose. Davvero non faceva poi così freddo?

«Un inverno o un’estate anomala non racconta molto in termini di cambiamento climatico. Sono le tendenze che ci dicono se e quanto ci dobbiamo preoccupare. L’Antartide perde volume e massa di ghiaccio continentale e questa è una tendenza consolidata negli ultimi 20 anni. Questo contributo, ovvero l’immissione di acqua di fusione dei ghiacciai continentali nell’oceano, è diventato prevalente in termini di effetto sull’innalzamento del livello degli oceani, rispetto all’espansione termica dovuta all’aumento della temperatura media dell’atmosfera del pianeta.

Questo è un elemento che desta molta più preoccupazione di una stagione anomale. Attenzione, se la stagione anomala si ripetesse nel tempo allora desterebbe preoccupazione anche questa tendenza».

Con il progetto “Signature” il team di ricerca di Univpm e di altre università da lei guidato ha esaminato le masse d’acqua del Mare di Ross per studiarne i cambiamenti. Che indicazioni ne sono arrivate?

«Siamo appena rientrati e sarebbe molto azzardato dare indicazioni. Il mare di Ross mostra dei cambiamenti, da un punto di vista fisico, che sono in controtendenza rispetto a quanto le previsioni dei modelli numerici indicano in questo momento. Non saprei dire se si tratta di un elemento positivo perché va inquadrato nel contesto globale della grande circolazione termoalina degli oceani. Le temperature rilevate in generale sono più basse di quelle osservate negli anni scorsi».

Tra gli effetti del cambiamento climatico più preoccupanti c’è lo scioglimento dei ghiacciai e il conseguente innalzamento dei mari. Quali sono i rischi per le coste italiane e marchigiane? Tra quanti anni vedremo gli effetti in termini di erosione costiera e inondazioni?

«Le previsioni per il mar Mediterraneo ci dicono che, a seconda delle azioni di contenimento e riduzione dell’immissione di gas serra in atmosfera, il livello del mare aumenterà da circa 0,5 a 1 metro entro il 2100. Le previsioni per il 2050 sono di un aumento entro i 30 cm. Stiamo parlando di prospettive decisamente a breve termine da qui l’allarme dato già 2-3 anni fa di procedere immediatamente con misure volte a contenere, ridurre, fino ad azzerare le emissioni dei gas serra più pericolosi. Gli effetti sulle nostre coste e sugli habitat costieri non dobbiamo immaginarceli accadere tra secoli ma piuttosto tra anni»

Quanti ?

«Difficile dirlo ora anche perché la velocità di aumento del livello del mare non è costante non basta moltiplicare l’incremento annuo per il numero di anni per ottenere stime future».

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