ANCONA - Le aziende fornitrici di dispositivi medici sono in fibrillazione. La deadline per il pagamento del payback, il meccanismo che prevede il ripiano economico di parte dello sforamento sanitario delle aziende ospedaliere, è fissato al 30 ottobre. Lo splafonamento nelle Marche ammonta a 292 milioni e 197mila euro. Alle aziende viene chiesta una cifra monster (complessiva) di 136 milioni e 590mila euro che andranno suddivisi, pro quota, per 40 imprese. Prima di arrivare, però, all’atto finale, quello del pagamento, c’è una tappa intermedia: martedì è fissata l’udienza pilota del Tar Lazio che si esprimerà sulla costituzionalità della norma.
La proposta
Dunque un passaggio chiave, che potrebbe ribaltare la situazione.
La preoccupazione
A mettere ancora più in apprensione i fornitori di dispositivi medici è il secondo capitolo del payback, in quanto i 136 milioni per ora richiesti riguardano soltanto il quadriennio 2015-2018. A cui seguirà quello successivo: 2019-2022, ma di cui ancora non è stato reso noto il conteggio. Intanto le aziende continuano a fornire gli ospedali. «Richieste che continuano ad aumentare da parte delle Ast anche grazie agli interventi chirurgici aggiuntivi effettuati, per abbattere le liste d’attesa, con risorse Pnrr che serviranno a pagare medici e strumentisti - specifica Micucci -. Ma più interventi si effettuano, più materiali dovranno essere forniti. Quindi un ulteriore possibilità di sforare il tetto di spesa. Un circolo vizioso da cui non se ne esce».