ANCONA - Ad un certo punto la tensione si sarà tagliata col coltello a casa del sindaco Daniele Silvetti. È lì che ha atteso la sentenza a suo carico per spese facili in Regione. Ha cercato di levigare i pensieri concentrandosi sulla relazione delle linee programmatiche di governo della città, che questa mattina relazionerà in consiglio comunale. «Mi sono preso questo pomeriggio per preparare gli interventi di domani (oggi per chi legge, ndr)» racconta il sindaco. Il cellulare sempre accanto. Fino alle 20,30, quando è uscita la sentenza: assolto.
L’apprensione
«Chi mi ha avvertito? Il mio avvocato e collega Alessio Stacchiotti.
Il riscatto
Una settimana, quest’ultima prima della sentenza, in cui il sindaco ha camminato sui cristalli. «Ho cercato di vivere nella normalità - riprende il racconto - le cose da fare erano tante e fortunatamente mi distraevano». Messa una pietra tombale sopra la vicenda, ora Silvetti può concentrarsi unicamente sulla guida della città. «Adesso posso esprimere finalmente tutta la forza che ho a disposizione per portare avanti il mio ruolo di sindaco» assicura. Sentimenti contrastanti a parte, Silvetti si dice certo di una cosa: «Ho avuto sempre la massima considerazione sul lavoro della magistratura - afferma -, della solidità della loro azione. Da parte mia c’è sempre stata massima fiducia riguardo il lavoro della giustizia».
Al di là delle comprensibili paure, Silvetti, da avvocato, era altrettanto consapevole che la sua vicenda avesse buone probabilità di risolversi al meglio. «Grazie alla mia professione sapevo di avere degli strumenti in più per valutare la faccenda» spiega. Ma ad avvalorare la sua propensione all’ottimismo c’è sempre stata una convinzione granitica che non lascia adito ad interpretazioni sul piano del giudizio umano: «quella della mia consapevolezza di essere innocente - sottolinea con forza Silvetti - e l’assoluzione già ricevuta da parte della Corte dei Conti è stato un conforto importante dal punto di vista legale».
Il nuovo inizio
Fine di un incubo. Inizio di un nuovo percorso. Ora Daniele Silvetti non ha più bisogno di voltarsi indietro e guardare ad un passato con cui dover per forza fare i conti. Si è sistemato tutto per il meglio. «Adesso tutta la mia concentrazione va al governo della città» tiene a rimarcare. E mentre osserva le nubi allontanarsi dal cielo, nel rivedere l’azzurro gli sovvengono due volti: «Quelli dei consiglieri Massimo Binci e Pietro Enrico Parrucci che non ci sono più». Scomparsi prima di poter ricevere la sentenza di assoluzione, a loro e alle rispettive famiglie Silvetti dedica un pensiero: «Sono state le prime persone che mi sono tornate in mente oggi».