Fecondazione eterologa
Il via della regione Marche

Fecondazione eterologa Il via della regione Marche
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Venerdì 5 Settembre 2014, 11:17 - Ultimo aggiornamento: 11:18
ANCONA - "Il documento sull'eterologa stato approvato da tutte le Regioni, dopo la sentenza della Corte Costituzionale era necessario intervenire. Le Regioni, sull'esempio della Toscana, hanno messo a punto i criteri". E' il primo commento di Antonio Canzian, vicepresidente della Regione Marche, presente ieri alla riunione della Conferenza delle Regioni. L'assessore regionale alla Sanità, Almerino Mezzolani, che ha partecipato l'altro giorno alla riunione della Commissione salute, annuncia che "l'atto sarà portato il prima possibile in giunta così da fare la delibera e autorizzare l'eterologa nelle Marche. La sola cosa che non sarà decisa subito riguarda l'eventuale pagamento del ticket. Noi ancora non abbiamo discusso, non ci sono neanche le tariffe per il momento: se ne parlerà in una riunione la prossima settimana ma, anche su questo, vogliamo avere regole comuni". In ogni caso, come sottolinea Canzian, "la procedura costerebbe tra i 3000 e i 3500 euro".



I criteri individuati riguardano l'idoneità dei donatori dei gameti, l'età per l'uomo donatore tra i 18 e i 40 anni mentre per le donne tra i 20 e i 35 anni, per quanto concerne il ricettore si parla, in relazione alla donna naturalmente, di età potenzialmente fertile fino a 50 anni. E' previsto inoltre il limite massimo di 10 nati pr ogni donatore, il nato da eterologa potrà chiedere di conoscere l'identità del padre o madre biologici quando compie 25 anni ma solo il donatore potrà dare l'avvallo definitivo. Il documento delle Regioni inoltre prevede l'anonimato del donatore: si potrà risalire a notizie relative ad aspetti genetici solo per esigenze mediche del nato. Si istituisce poi un registo dei donatori e precisi test ed esami per i donatori sono previsti.



Dunque, i presidenti delle Regioni sono andati dritti per la loro strada e, ignorando critiche e malumori, hanno approvato all'unanimità le linee guida della fecondazione eterologa messe a punto l'altro ieri dai tecnici regionali e poi attentamente vagliate dagli assessori regionali alla Sanità. "Con le linne guida, le Regioni hanno mandato un segnale politico forte al Parlamento - dichiara Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni -. Proprio a quest'ultimo rivolgo un appello accorato perché legiferi".



Lo stesso ministro Lorenzin si è detta d'accordo su queste linee guida e, alla festa dell'Unità di Bologna, sottolinea "la necessaria approvazione di una legge, anche da un punto di vista pratico" ed evidenzia l'esigenza di un intervento parlamentare "per normare alcuni elementi, il primo dei quali è quello dello stanziamento dei fondi. C'è poi tutta una serie di problemi che, senza un registro nazionale, non si possono risolvere".



E sarebbe di circa 6,6 milioni di euro il costo a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn) se la fecondazione eterologa, come previsto, fosse inclusa nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), ovvero gratuita o con una compartecipazione economica da parte del cittadino. La stima è dell'avvocato Mariapaola Costantini, responsabile settore procreazione di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. La stima si basa su un calcolo approssimativo ma dà l'idea del peso economico che l'eterologa potrebbe avere per il Ssn: “Considerando - spiega Costantini - che il costo standard medio che la Regione deve affrontare per una fecondazione omologa è oggi pari a circa 2.500-2.700 euro, vanno calcolati i costi aggiuntivi legati all'eterologa, dal potenziamento necessario dei sistemi di crioconservazione dei gameti ai percorsi per i donatori”.
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