Delitto di Cerreto, quaranta coltellate per massacrare la ex. L’autopsia svela una mattanza messa in atto da Franco Panariello: Titti si è difesa

Quaranta coltellate per massacrare la ex. L’autopsia svela una mattanza: Titti si è difesa
Quaranta coltellate per massacrare la ex. L’autopsia svela una mattanza: Titti si è difesa
di Federica Serfilippi
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Martedì 17 Ottobre 2023, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 10:44

ANCONA Quaranta coltellate per massacrare l’ex moglie. Fendenti al torace, al fianco e soprattutto a un braccio, quello che Concetta, Titti, Marruocco ha utilizzato per cercare di difendersi dalla furia omicida del marito, Franco Panariello. Sono i primi risultati dell’autopsia che ieri il medico legale Francesco Paolo Busardò ha eseguito sul corpo della 53enne uccisa venerdì notte nella sua abitazione di via don Pietro Ciccolini 15, alle porte di Cerreto d’Esi.

L’accertamento, il primo irripetibile ordinato dal pm Paolo Gubinelli, si è svolto all’obitorio dell’ospedale regionale di Torrette.

Il killer, difeso dall’avvocato Ruggero Benvenuto, non ha nominato consulenti di parte. Per quanto riguarda le ferite, alcune sono state inferte con colpi da taglio, altri da punta. Colpi compatibili con il coltello da cucina dalla lama di 15 centimetri indicata dallo stesso Panariello come l’arma del delitto. 


La premeditazione


Si tratta di un coltello che il 55enne aveva preso da casa sua, a Cancelli di Fabriano, prima di raggiungere l’abitazione di moglie e figlia. L’operaio si è armato dopo essere uscito dal pronto soccorso dell’Engles Profili. Ci si era recato, attorno alle due di notte, per un controllo perché si sentiva poco bene. Neanche un mese fa era stato colpito da un infarto. Ieri l’uomo - detenuto nel carcere di Montacuto - è stato portato in tribunale per affrontare l’udienza in cui il gip ha convalidato il fermo e la massima misura restrittiva. Il capo d’imputazione: omicidio volontario aggravato dai futili motivi, dal legame di parentela con la vittima e dalla premeditazione. Alla luce dei primi riscontri emersi dall’autopsia, potrebbe anche scattare l’aggravante della crudeltà. 


Il racconto


«Sono entrato in casa - ha raccontato al gip Panariello - con un vecchio mazzo di chiavi trovato qualche giorno prima in un borsone. Volevo chiarire quelle accuse infamanti che mi erano state rivolte». Quelle che la moglie aveva elencato nell’udienza del processo per maltrattamenti che si era tenuta in tribunale un mese esatto prima del delitto. In aula la donna aveva anche appesantito il quadro accusatorio, parlando di violenze sessuali subite a partire dal 2022. Il chiarimento, venerdì notte, non c’è stato. «Ho acceso la luce, lei si è messa a urlare, mi si è annebbiata la testa». E ha tirato fuori il coltello. La povera infermiera è morta sul letto, mentre nell’altra camera c’era la figlia 16enne. 


Lo spartiacque


La denuncia e il processo hanno rappresentato una sorta di spartiacque per Panariello. Dopo la denuncia ha iniziato a «non dormire più», tanto da rivolgersi a uno specialista del Dipartimento di Salute Mentale di Fabriano. Il tilt è scattato con l’udienza del 14 settembre. A tre giorni dal faccia a faccia con moglie e figlia in aula è finito all’ospedale per un infarto. Nella sua testa, l’oppressione per quelle contestazioni che non giudicava vere e che voleva chiarire - dice lui - a tutti i costi. «Dopo quell’udienza non sono stato più lucido» avrebbe detto in presenza del gip. E ancora: «Ma perché non ci ascoltate mai?» riferendosi, probabilmente, al disagio vissuto da chi affronta una separazione e un’accusa legata ai cosiddetti reati di genere. Fuori dall’aula di udienza, ieri mattina, c’era uno dei tre figli. 

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