Mengoni, titolare del forno Regina: «Siccità, poche materie prime e anche l’aumento del petrolio Per noi la tempesta perfetta»

Enzo Mengoni
Enzo Mengoni
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Domenica 7 Novembre 2021, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 12:43

ANCONA - Enzo Mengoni, presidente Confartigianato Macerata-Ascoli Piceno e Fermo, è anche il titolare del forno Regina. Da oltre quarant’anni si occupa dell’antica arte della panificazione a Recanati, in provincia di Macerata. Nell’ultimo anno si è verificato un aumento importante dei prezzi dei cosiddetti prodotti da forno che ha portato ad un cambiamento delle abitudini di acquisto di molti marchigiani.
Pane, pasta e pizza costano sempre di più. Le Marche non sono esenti dagli aumenti sulle materie prime. Quali sono le ragioni dietro questo rincaro?

 
«Faccio questo mestiere da 41 anni e non mi era mai capitato di vedere una cosa simile. Io la chiamo la “tempesta perfetta” perché si sono allineati una serie di fattori che hanno scatenato il rincaro. Il tema si snocciola intorno a tre fattori: a partire dall’accaparramento delle materie prime, passando per l’aumento del prezzo del petrolio e del gas metano e il discorso dei rifornimenti di grano che vengono fatti per il 20-22% attraverso la produzione nazionale, mentre il resto viene acquistato dall’estero e da paesi come Canada, Germania, Francia e Austria».

Poi ci si è messa anche la siccità.
«Esatto. Quest’anno ha picchiato duro a livello mondiale e così la produzione di grano è calata del 50%. Oltre ai costi, che da qui ai prossimi mesi dovrebbero aumentare ancora, c’è la paura reale che la materia prima non sia sufficiente. Il grano si semina a novembre ma viene raccolto a giugno e le stime dicono che le scorte basteranno solo fino a maggio». 
Quindi?
«Si rischia di restare a secco per almeno un mese. Nel mio forno realizzavamo alcuni tipi di pane con il grano duro ma abbiamo decido di smettere la produzione perché non si vendeva più. Oggi mezzo chilo di pane arriva a costare 5 euro. Nessuno vuole più acquistarlo a questi prezzi».
In percentuale, che tipo di aumenti si riscontrano nelle Marche?
«Dal 2008, dopo la grande crisi, in regione c’è stato un solo aumento del pane. Nell’ultimo anno il rincaro è stato esagerato, parliamo di circa un 20% dall’inizio del 2021. In passato, per non far precipitare i pezzi, in periodo di abbondanza l’Aima (l’azienda per gli interventi sul mercato agricolo) immagazzinava il grano per poi distribuirlo in periodi di magra. Così è stato per quarant’anni. Poi abbiamo iniziato ad acquistare all’estero».
Se questa situazione dovesse perdurare e quindi se nel suo forno avesse sempre meno clienti che acquistano il pane, dovrà pensare a delle misure drastiche come licenziamenti o altro?
«Per fortuna abbiamo diversificato e produciamo anche dolci ma posso dire con certezza che alcuni miei colleghi non sanno più cosa fare e sono in seria difficoltà».
C’è una soluzione per far fronte al problema?
«Speriamo solo che arrivi presto giugno e che si raccolga molto e, soprattutto, che finisca la speculazione».
Perché, cosa succede?
«I distributori (nelle Marche ci sono i consorzi agrari che si occupano di distribuire la materia prima poi ci sono i privati che hanno dei punti di raccolta sparsi da nord a sud) vendono il grano centellinandolo, dal momento che ce n’è sempre meno. Chiaro che per fare cassa e in virtù di una carenza di materia prima si vende ad un prezzo più alto».

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