Carloni incalza: «La direttiva Ue sugli imballaggi va a danneggiare fortemente il comparto italiano della frutta e della verdura e gravemente quello del vino. Standardizzando le bottiglie eliminando il formato “magnum”, maggiormente esportato, si penalizzerebbe il Made in Italy. Inoltre, dimentica che le confezioni servono a proteggere il prodotto durante il trasporto e riducono gli sprechi».
L’ortofrutta
Riflessione condivisa da Nicola Ambruosi dell’azienda Ambruosi e Viscardi di Porto Sant’Elpidio che coltiva orticoli da oltre trent’anni nel fermano e nel maceratese, vessillo della IV gamma in Italia Centrale e non solo. «Quella nozione di “superfluo” è ingiusta e tendenziosa» la definisce Nicola.
Risparmio d’acqua
Ossia, un uso complessivo da parte dell’azienda di acqua molto minore di quella che ognuno utilizzerebbe per lavare i suoi ortaggi; il recupero dell’energia dagli scarti; od ancora la riduzione del volume dell’umido, rifiuto costoso da smaltire per le amministrazioni. Una proposta criticata anche da Cristiano Pergolesi della Cristianpack di Osimo. «La spinta del mercato verso soluzioni di imballaggio ecologiche e le modifiche normative hanno da sempre fatto parte delle nostre scelte aziendali. Da oltre quarant’anni siamo alla ricerca di materiali, processi, metodi e servizi innovativi ma siamo anche molto attenti a tutto il processo di riciclo e recupero, tra i principali obiettivi per evitare sprechi. La plastica è uno dei materiali che si ricicla all’infinito».
Con gli scarti realizzano sacchi industriali e per la nettezza urbana. «Puntiamo sulla ricerca e sviluppo perché - incalza - sappiamo che gli imballi in plastica sono, in assoluto, il migliore materiale per confezionare gli alimenti, food contact, garantendo la sicurezza del contenuto mentre altri materiali, magari prodotti in paesi dove ci sono meno restrizioni sui metalli pesanti, non lo sono. Infine, conclude, è anche una questione di costi: trasporti e volumi vanno a pesare sulle tasche dei consumatori e sull’ambiente».