ANCONA Un disastro annunciato. Lo stallo infinito sulla nomina del direttore artistico della Form - che ha portato anche alle dimissioni, lo scorso 20 ottobre, del presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Marco Manfredi - va verso la conclusione che si era fin qui cercato di evitare: il commissariamento. Un triste epilogo seguito alla comunicazione, ieri, di una seconda defezione all’interno del cda: quella del consigliere Giulio Cesare Pascali. «Da questo deriva la diminuzione di oltre la metà del cda stesso - ha spiegato ieri nell’aula di Palazzo Leopardi l’assessora alla Cultura Chiara Biondi, rispondendo ad un’interrogazione del consigliere dem Romano Carancini -. Diventa quindi inevitabile la nomina di un commissario straordinario che sia in grado di porre fine al blocco amministrativo-gestionale, per assicurare l’attività della Fondazione fino alla costituzione del nuovo cda. La Regione formalizzerà lo scioglimento del cda e nominerà un commissario straordinario».
I precedenti
Il nodo gordiano che tiene in scacco la più importante orchestra del panorama musicale marchigiano è quello della nomina del successore di Fabio Tiberi, il cui incarico come direttore artistico è scaduto lo scorso 31 agosto.
La procedura
«Perdurando la situazione d’immobilità - ha ripercorso le tappe Biondi - il 12 ottobre l’allora assessora alla Cultura Giorgia Latini aveva coinvolto l’ufficio di presidenza per sollecitare l’ente a nominare il direttore artistico. Il dirigente del settore Affari generali politiche integrate di sicurezza degli enti locali aveva invitato presidente e cda della Form a provvedere con urgenza a completare il procedimento di nomina». Ma la procedura non si è mai completata. «La perdurante assenza di un direttore artistico - mira ad alzo zero Carancini - mina la fase di rendicontazione della stagione precedente, ma soprattutto compromette la programmazione del 2023 e la relativa richiesta di fondi statali, da trasmettere obbligatoriamente al ministero entro il prossimo 31 gennaio. Insomma - l’affondo finale del consigliere dem - il famigerato modello Marche della giunta Acquaroli fa una nuova vittima».