Fioravanti, sindaco di Ascoli: «Sono favorevole alle fusioni ridiamo centralità al Piceno. Qui abbiamo già la Città metromontana»

Fioravanti, sindaco di Ascoli
Fioravanti, sindaco di Ascoli
di Martina Marinangeli
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Lunedì 25 Settembre 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 26 Settembre, 08:46
Marco Fioravanti, sindaco di Ascoli Piceno: nel futuro del suo Comune capoluogo di provincia vede il percorso di una fusione con altre città limitrofe?
«Sono molto favorevole a questa prospettiva. Abbiamo accelerato sulla visione strategica collettiva con la candidatura a Capitale della Cultura 2024: abbiamo fatto aderire tutti i 33 Comuni della provincia, sviluppando progetti culturali d’insieme molto importanti».
Per esempio?
«Il JazzAP, un festival diffuso che coinvolge tutto il territorio. E, oltre alla cultura, con l’Ambito sociale abbiamo fatto un lavoro importante per la protezione delle fasce più deboli. Oggi dunque siamo maturi per iniziare a parlare di un comune territorio, di un’apertura collettiva a livello provinciale». 
Pensa ad una sorta di Città metropolitana guidata da Ascoli?
«Come capoluogo sono molto favorevole ad una fusione che ridia centralità al Piceno, rafforzando contemporaneamente i campanili».
In che senso?
«Possiamo lavorare con i municipi, che sono una cura al campanilismo, attraverso un incremento delle risorse. Uno dei vantaggi della fusione è che, per 10 anni, si hanno incrementi nel bilancio, quindi aumenta anche l’investimento collettivo. Ci sono diversi comuni che sono aderenti alla città di Ascoli».
A quali comuni si riferisce? Folignano e Castel di Lama, per fare degli esempi?
«Condividiamo molto con questi comuni. Ovvio che, per fare un ragionamento del genere, ci deve essere un processo condiviso a livello politico, ma anche a livello di base: le popolazioni sono le prime a dover essere d’accordo. Io sono favorevole ad aprire un dibattito con i cittadini per sondare la loro volontà nel portare avanti un processo che garantisce benefici a tutti, mantenendo l’identità di ciascun municipio».
A temere le fusioni sono in particolare i piccoli comuni, ma i maggiori vantaggi li avrebbero proprio loro: potrebbero contare su maggiori risorse, migliori servizi ed una macchina amministrativa più strutturata.
«Ce lo ha dimostrato il Piano nazionale di ripresa e resilienza: Ascoli è il quarto comune in Italia per fondi dal Pnrr proprio grazie alla grande potenzialità che abbiamo nei nostri uffici».
All’interno della provincia, Ascoli ha un competitor diretto: San Benedetto vi ha anche scavalcato in quanto a numero di abitanti. Una fusione con altri comuni potrebbe servirvi anche a mantenere lo scettro del capoluogo?
«Ci sono oltre 5mila ascolani che hanno la residenza a San Benedetto e questo un po’ falsa il dato sugli abitanti. In ogni caso, Ascoli sarà sempre e per sempre il capoluogo, con tanto di garanzia da parte dello Stato».
Soprattutto in un’ottica di Città metropolitana. 
«Possiamo continuare a mettere in rete i servizi, percorso che abbiamo già iniziato. Una visione d’insieme, con Ascoli Piceno che resta il capoluogo. E aggiungo una cosa».
Prego.
«Una visione collettiva va a beneficio di tutti, dalla montagna al mare. E rafforza anche l’identità del singolo comune. In questo senso c’è stata una maturità da parte dei sindaci: abbiamo lanciato la Città metromontana con una visione glocal, enfatizzando la ricchezza storica e culturale del territorio, con uno sguardo globale che crea connessioni all’esterno».

 
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