Il confronto
Di solito, la media si aggira intorno alle 600 unità: di qui, il paradosso. Tra le ragioni della stortura, secondo il dottor Di Eusanio, ci sono «la tragedia Covid», che ha bloccato le attività operatorie per oltre due anni, facendo slittare tutto in avanti, e la qualità delle cure fornite dall’ospedale: «Siamo come un buon ristorante, mai vuoto e con la lista di attesa lunga. Tanti pazienti, anche da fuori regione, vogliono curarsi da noi e questo, inevitabilmente allunga i tempi di attesa. Non abbiamo mai ridotto l’attività - e questo nonostante la carenza di infermieri, che sta diventando un problema ovunque, non solo in Italia - ma purtroppo non riusciamo a dare risposte nei tempi che vorrei, ovvero com’era prima del Covid». L’Azienda ospedaliera di Torrette vanta specialità riconosciute in tutto il mondo, «tanto che ogni settimana abbiamo chirurghi che vengono da Canada, Francia, Giappone (solo per dirne alcune) per vedere le nostre tecniche», sottolinea il primario di Cardiochirurgia.
Il cuore del sistema
E ciò rende Torrette punto di riferimento non solo per tutta la regione, ma anche oltre confine.
La ricetta
Come? «Aumentando la produzione grazie anche all’opportunità data dal Piano di recupero della Regione, che mette a disposizione risorse per prestazioni aggiuntive al di fuori dell’orario di servizio». Scende nel dettaglio Martini: «Abbiamo fatto una programmazione da qui alla fine dell’anno, giorno per giorno, di sedute aggiuntive per ridurre i tempi di attesa soprattutto per le classi di priorità più gravi, quindi la A e la B. Sedute aggiuntive che garantiamo con il nostro personale, con cui c’è un accordo - con passaggio sindacale - per l’attività aggiuntiva fuori dall’orario di servizio». Un piano a 360°. Basterà?