Assumere nelle Marche è un rebus, il 53% del personale si trova con difficoltà. Le imprese marchigiane pronte a 13.040 nuovi contratti

A gennaio le imprese marchigiane intenzionate a 13.040 nuovi contratti Rispetto agli anni pre Covid i problemi di reperimento sono raddoppiati

Assumere è un rebus, il 53% del personale si trova con difficoltà. Le imprese marchigiane pronte a 13.040 nuovi contratti
Assumere è un rebus, il 53% del personale si trova con difficoltà. Le imprese marchigiane pronte a 13.040 nuovi contratti
di Lorenzo Sconocchini
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Venerdì 19 Gennaio 2024, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 12:15

ANCONA Il lavoro in teoria ci sarebbe, le imprese marchigiane si dicono disponibili ad assumere nuovo personale ma sul mercato è sempre più difficile trovare le figure professionali necessarie. L’ultimo aggiornamento del rapporto Excelsior, condotto da Unioncamere e Anpal tramite sondaggi alle imprese sul territorio, confermano un problema che dal post Covid affligge l’economia marchigiana e si è fatto vivia più accentuato, più di quanto non lo sia in media in Italia. 

La pandemia

Se nel 2019, ultimo anno prima della pandemia, le nostre imprese dichiaravano una difficoltà nel reperimento del personale in quasi un caso su 3 (28,1%) adesso, in un crescendo progressivo negli ultimi anni, siamo arrivati oltre la metà delle potenziali assunzioni, con un aumento anche nel mese di gennaio, quando si è arrivato al 53% di difficoltà di reperimento(contro il 51,8% di dicembre 2023), un valore più alto sia della media Italia (49,2%) che delle regioni del Centro Italia (47%).

In tutto sono 13.040 le assunzioni previste dalle imprese marchigiane a gennaio, (340 in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) e più del 45% delle figure ricercate - secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confartigianato Marche su dati Excelsior - si riferiscono a operai specializzati, conduttori di impianti e macchine.

Il rapporto di Unioncamere e Anpal fa proiezioni anche sul trimestre: sono 33.530 le entrate previste tra gennaio e marzo (+ 140 rispetto al 2023 ). Mancano all’appello delle imprese soprattutto tecnici Ict (Information and communication technology), ma anche autisti di camion, operai edili, elettricisti, meccanici, idraulici.

«Tutto ciò - sottolinea Emanuele Pepa Presidente di Confartigianato Marche - rende problematico il ricambio generazionale dei lavoratori dell’impresa e il trasferimento delle competenze dalle figure senior a quelle junior, mettendo a rischio le basi del “saper fare” che connota il made in Italy».

L’offerta formativa

Fondamentale, secondo il segretario di Confartigianato Marche Gilberto Gasparoni, «un più stretto collegamento dell’offerta formativa di istruzione tecnica e professionale con i sistemi produttivi dei nostri territori».

L’associazione degli imprenditori artigiani ritiene «indispensabile il rilancio degli Istituti Professionali e gli Istituti Tecnici, investire sulle competenze a cominciare dall’uso delle tecnologie digitali e puntare sull’apprendistato duale e professionalizzante come fondamentale canale di ingresso nel mondo del lavoro nonché sulla formazione finanziata dalla Regione Marche per aggiornamento e qualificazione».

La maggior parte dei 13.040 lavoratori previsti in entrata a gennaio 2024 sono concentrati in provincia di Ancona (4.280) seguita da Pesaro-Urbino (3.190), Macerata (2.810), Ascoli Piceno (1.550) e Fermo (1.220). L’Ufficio Studi di Confartigianato evidenzia che, per la maggior parte del personale, le imprese chiedono un titolo di studio secondario tecnico, qualifica o diploma professionale. «Sulla formazione di competenze ci giochiamo il futuro del made in Italy anche in chiave green e digitale», conclude Confartigianato.

Nel 2023, secondo il report completo diffuso a fine anno da Unioncamere, erano state oltre 140mila le entrate di personale programmate dalle imprese nelle Marche nei settori dell’industria e dei servizi, da parte di imprese con dipendenti, con una crescita rispetto alla programmazione del 2022 del 5,1%, con un divario positivo allargato rispetto al livello prepandemia (+32.600 rispetto al 2019).

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